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Sindacati in allarme

Milano e Roma ci scippano “Mamma Rai”

Gli show di Cattelan e Cucciari già trasferiti con affitti da 268mila euro per i teatri di posa. «Depotenziata anche l’Orchestra sinfonica»

Milano e Roma ci scippano “Mamma Rai”

La sede Rai di via Verdi a Torino

Manca poco più di un anno al centenario della fondazione dell’Eiar proprio all’ombra della Mole Antonelliana (27 agosto 1924) ma Torino, anziché prepararsi ai festeggiamenti, rischia di trovarsi orfana del proprio Centro di produzione Rai, oltre a vedere «fortemente depotenziate» due eccellenze come il Centro ricerche e l’Orchestra sinfonica nazionale. Questa, almeno, la preoccupazione di Cgil, Cisl e Uil che, ieri mattina, hanno lanciato un appello alle istituzioni e al mondo della cultura, ma anche della ricerca e della scienza, affinché le radici dell’azienda non vengano strappate dalla città che l’ha vista nascere. 

Il Centro di produzione di Torino è abbandonato a se stesso

«Tutti a Milano»

«Comincia ad essere abbastanza evidente che la Rai voglia smobilitare da Torino, almeno, guardando a quanto sta accadendo al nostro Centro di produzione, fermo dallo scorso novembre, con i programmi trasferiti a Milano e a Roma» conferma Fabrizio Aquilini del Sindacato lavoratori della comunicazione della Cgil. Una preoccupazione che parte dalla sede storica di via Verdi e si allarga al Centro ricerche di via Cavalli il cui affitto scade fra meno di tre anni, ma anche a ciò che resta degli uffici di corso Giambone. «Solo il Centro di produzione ha perso, negli ultimi dieci anni, almeno un centinaio di maestranze dalla quattrocento che erano nel 2012».

Il “caso” Cattelan

Sotto la Madonnina, infatti, sono già emigrati “Splendida cornice” di Geppi Cucciari e, dallo scorso anno, “Stasera c’è Cattelan” di Alessandro Cattelan che a Torino ha registrato solo nove puntate della prima stagione prima di trasferirsi definitivamente a Milano. E non senza un sovrapprezzo. L’affitto dei teatri di posa di TeleLombardia, infatti, sarebbe costato a viale Mazzini la bellezza di 268mila euro. Due dei casi più noti, senza contare i programmi di Antonella Clerici, uno spettacolo di Roberto Bolle e l’addio, già da qualche anno, a Melevisione e Albero Azzurro. «Il Centro di produzione di Torino da questo punto di vista è abbandonato a se stesso: non si è mai pensato di avviare progetti seriali importanti come è stato “Un posto al sole” per Napoli» evidenziava già lo scorso autunno Stefano Pappaletto della Cisl, appellandosi a Comune e Regione. La scorsa settimana il governatore Alberto Cirio e il sindaco Stefano Lo Russo hanno scritto all’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, per segnalare le preoccupazioni dei sindacati ma anche per chiedere un incontro urgente, previsto per l’inizio del mese di aprile.

«Nessuno ci parla»

Ma è proprio l’azienda a non aver mai risposto alle richieste di confronto delle parti sociali, specie sul destino dei 900 lavoratori che «stanno subendo una crisi molto significativa all’interno di un’azienda che da anni non ha un piano industriale, ostaggio degli equilibrismi politici» come spiega Elena Ferro della Slc Cgil. Professionalità che non vengono sostituite e a cui, in passato, sarebbero stati offerti anche “bonus” per le trasferte a Roma e Milano, spesso imposte dai conduttori per comodità e impegni. «Le professionalità che escono non vengono sostituite e chi c’è è collocato in inquadramento errati». Per la segretaria generale Fistel Cisl, Anna De Bella i primi segnali sono arrivati con la vendita del palazzo di via Cernaia. «Abbiamo avuto sponde e sostegno nel mondo politico, ma nessuna risposta dai vertici Rai. Per dare valore alle strutture di Torino vorremmo anche intitolare a Piero Angela la sede di via Verdi».

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