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30 Marzo 2023 - 08:32
La struttura dove è morto il neonato nel 2021
È morto a dieci mesi, durante un’operazione svolta all’ospedale Regina Margherita che, secondo il perito del tribunale, ebbe un esito «nefasto» a causa di una «disastrosa» catena di errori. La procura di Torino ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo sul decesso del neonato, morto a soli 10 mesi il 15 aprile del 2021. Sono nove, per ora, i medici indagati, tra anestesisti, chirurghi e un primario. Coordinano l’inchiesta il pm Francesco La Rosa e l’aggiunto Vincenzo Pacileo, che avevano ricevuto la notizia di reato quasi due anni fa, poche ore dopo la tragedia che era stata loro comunicata direttamente dal Regina Margherita.
Il bambino, che era in «eccellenti condizioni di salute», secondo i quattro periti nominati dalla gup MariaFrancesca Abenavoli, era nato con una malformazione congenita al polmone, «problematica non infrequente e di nozione comune per i medici infantili». La diagnosi era stata fatta prima del parto.
Dopo vari rinvii, l’ospedale aveva comunicato la data dell’intervento, che era iniziato nel pomeriggio del 15 aprile 2021. L’errore fatale, che avrebbe provocato il decesso, sarebbe stato commesso da un chirurgo che avrebbe confuso l’aorta per un altro vaso sanguigno, e l’avrebbe recisa per errore. Il medico era in forze all’ospedale Molinette ed era stato “imprestato”, in quel periodo, alla chirurgia del Regina Margherita. Secondo le informazioni raccolte dall’accusa, il chirurgo, esperto nelle operazioni sugli adulti, non avrebbe mai eseguito un intervento di quel tipo su un bambino così piccolo.
Eppure nella perizia del tribunale viene scritto che «in chirurgia pediatrica quell’intervento viene eseguito solitamente in strutture di eccellenza e da parte di operatori di consolidata esperienza». Sempre i periti, riguardo all’aorta recisa, mettono nero su bianco: «L’errore acclarato, la chiusura e sezione aortica toracica in luogo di vasi aberranti afferenti alla malformazione polmonare, poteva certamente essere evitato solo considerando le caratteristiche anatomiche del sequestro polmonare, risultato extralobare, e quelle dell’aorta toracica del bambino, vaso comunque ben individuabile rispetto a tutti gli altri del distretto anche alla semplice visione toracoscopica». L’interpretazione corretta della situazione del bimbo e una buona conoscenza dell’anatomia del neonato avrebbero, secondo i consulenti, contribuito ad evitare la tragedia. Non solo. Altri errori sarebbero stati commessi dagli anestesisti, le cui posizioni sono attualmente al vaglio. Se avessero posizionato in maniera corretta il pulsossimetro (l’apparecchio che serve a misurare l'ossigenazione del sangue), scrivono i periti, l’errore sarebbe emerso e probabilmente (o forse) i sanitari avrebbero potuto porvi rimedio.
«Evidentemente tale prassi è stata disattesa - concludono i periti nella relazione consegnata lo scorso ottobre - e solo per questo l’errore chirurgico commesso non fu immediatamente evidenziato, e di conseguenza ha potuto realizzarsi la disastrosa sezione aortica tra due emolock». Il neonato, dopo l’intervento, non sarebbe stato quindi immediatamente rianimato, perché nessuno si sarebbe accorto del drammatico errore effettuato dal chirurgo. Con il passare delle ore, in Rianimazione, i valori del bimbo erano peggiorati e nella notte il piccolo aveva subito una seconda operazione. Ormai però, era troppo tardi. Riguardo a questa seconda operazione, secondo i periti, non vi sarebbe «nessuna censura». Riguardo alle fasi precedenti invece vi sarebbe stata una «nefasta sequenza e corrispondenza di lacune del processo decisionale e gestionale operativo dei sanitari che lo ebbero in cura». La famiglia del bimbo si è rivolta all’avvocata Michela Malerba per avere risposte e giustizia.
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