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IL BORGHESE
06 Aprile 2023 - 06:30
Continua a diminuire il numero di medici e infermieri in Piemonte
In un Piemonte dove già un cittadino su dieci è costretto a sottoscrivere una polizza assicurativa per potersi curare, ai nostri lettori non farà piacere scoprire che su ognuno di noi - dall’infante fino al centenario - grava una “tassa virtuale” di 680,97 euro con cui paghiamo il personale della sanità pubblica in ginocchio. Tra liste d’attesa infinite, ospedali al collasso e prebende milionarie per le cliniche dei privati chiamate a colmare le carenze del sistema pubblico, aumentano i costi dei cittadini ma non i “camici bianchi” che dovrebbero curarli. Non è un caso che i sindacati, proprio su questo punto, abbiano appena rotto le trattative con la Regione e annunciato la mobilitazione a partire da domani.
La spesa “pro capite” supera di quasi 200 euro una pensione minima, giusto per rendere le proporzioni, mentre continua a diminuire il personale con cui combattere la battaglia della sanità che sembra persa in partenza. Secondo l’ultimo impietoso rapporto dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari delle Regioni, infatti, il costo per medici, infermieri, tecnici, amministrativi e dirigenti sanitari nel pieno della pandemia di Covid del 2021 è stato pari a 2,9 miliardi soltanto in Piemonte, con un aumento del 5,36% rispetto ai 2,7 miliardi del 2018 (la media nazionale è cresciuta del 5,4%). Che le assunzioni di personale siano andate a “passo di gambero”, lo dimostrano i numeri dell’organico del servizio sanitario pubblico, passato dagli 8.364 medici e odontoiatri del 2020 agli 8.167 del 2021. A conti fatti, 197 in meno. Peggio va se si guarda agli infermieri, che calano di 526 dipendenti in dodici mesi, passando da 22.408 a 21.882. In progressivo calo dal 2019 anche medici di medicina generale e pediatri di libera scelta che, rispettivamente, diminuiscono da 2.952 a 2.946 nel 2020 fino ai 2.882 nel 2021, mentre ad occuparsi dei piccoli si passa da 401 a 397, fino a 375. In pratica, ogni medico di famiglia oggi si trova ad assistere quasi 1.300 pazienti. Assunzioni praticamente inesistenti che si legano a doppio filo ad altre due problematiche cogenti della nostra sanità: il mancato ricambio di chi va in pensione e la “fuga” dei nostri medici e infermieri verso l’estero o presso strutture private. Il tasso di “turn over” in Piemonte è di 92 nuovi ingressi ogni 100 pensionati, per cui non è così peregrino ipotizzare che si confermi il peggiore degli scenari anticipato dai sindacati, con circa 5mila camici appesi al chiodo da qui ai prossimi due anni, a fronte di un numero complessivo di borse di specializzazione in medicina che in Italia è passato dalle 18.397 del 2020 alle 14.387 del 2021.
Per questo non ci stupisce che, domani, Cgil, Cisl, Uil, Fials, Nursind e Nursing Up abbiano deciso di protestare contro «un sistema di gestione della sanità che, ancora oggi, continua a proporre l’inaccettabile “leitmotiv” di immolare il personale per mere logiche di bilancio». Bilanci delle Asl, tra l’altro, in profondo rosso tra mancati rimborsi per la pandemia e una spesa cresciuta esponenzialmente a causa dei rincari energetici dello scorso anno. Poco effetto ha avuto, dunque, la stabilizzazione di 1.137 precari assunti per sconfiggere il Covid annunciata dal governatore Cirio e dall’assessore Icardi, visto che ora gli stessi sindacati denunciano il rischio che quasi 20 milioni di euro che il Governo ha deciso di destinare alle assunzioni di personale «vengano veicolate verso altre finalità». Ovvero, per riuscire a chiudere i conti senza finire in “piano di rientro”, cantando la solita litania.
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