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il processo

La mamma della tennista "molestata":
«Giulia un giorno ha smesso di parlare»

Via alla prima udienza del dibattimento sui presunti maltrattamenti e violenza sessuale a carico dell’allenatore. La madre testimonia: «Giulia non poteva uscire con gli amici e doveva vestirsi in tuta. Vietate uscite e fidanzati»

Giulia Pairone

Giulia Pairone

«Giulia è sempre stata una bambina determinata. Si allenava ogni giorno, dopo la scuola, dalle 14.30 alle 18. La vedevo contenta. Ma poi, da un certo momento in avanti, era cambiata. Ha smesso di parlare. Si chiudeva in camera. E in se stessa. Credevo che fosse l’età. Mai più pensavo che sarebbe successo quello che è accaduto». Si è aperto il 6 aprile 2023, in tribunale a Ivrea, con la testimonianza di mamma Annunziata, il processo sul caso della campionessa di tennis, Giulia Pairone, che ha denunciato il suo ex coach per maltrattamenti e violenza sessuale.

Davanti al collegio presieduto dalla giudice Stefania Cugge, la madre di Giulia (anche lei tennista) ha risposto alle domande della pm Elena Parato, che ha svolto l’indagine e degli avvocati Annalisa Baratto (parte civile) e Stefano Coppo (difensore). «Giulia si allenava tutti i giorni ed essendo un’atleta internazionale aveva impegni importanti. Inizialmente l’approccio del suo allenatore era molto professionale. Poi però ha iniziato ad affezionarsi a mia figlia in modo strano. Diceva che era uno dei 300 Atp del mondo. Che avrebbe reso Giulia una campionessa. Scoprimmo solo dopo che ci aveva raccontato un sacco di bugie». «Lui mano mano prendeva piede nella vita di lei - ha proseguito la mamma della tennista, che oggi ha 27 anni - era assillante. Le telefonava in continuazione. Gli chiedevo di non chiamare anche di sera, ma continuava. Quando Giulia era in trasferta in Messico, a 15 anni, per la Fed cup, e lui era in Italia, gli chiesi di non telefonarle perché pagavamo anche noi le telefonate. Seppi dopo che lui aveva pagato di nascosto le ricariche a lei, per 800 euro».


La versione della mamma conferma quanto denunciato dalla figlia. I maltrattamenti, di natura psicologica, sarebbero durati dal 2009 al 2013. Il coach - sempre secondo l'ipotesi dell'accusa, che il tribunale vaglierà - avrebbe “controllato” la vita dell’atleta con decine di chiamate quotidiane, anche nei week end. «Giulia arrivava a casa - ha precisato la mamma ieri - e lui stava già telefonando. Lei prima di andare a dormire doveva chiamarlo. La domenica era un continuo. Lui la portava a casa in auto anche se viveva in un paese lontano. Si fermava a cena anche due o tre volte a settimana. Una sera, mentre era a tavola, ricevette una chiamata della sua compagna e le disse che era da Decathlon. Gli chiesi se era tutto ok. Iniziai a capire che c’era qualcosa che non andava».

La mamma della campionessa ha spiegato come sua figlia, durante l’adolescenza, vivesse senza frequentare amici, compagni di classe o fidanzatini. «Non poteva farlo, lui non voleva - la spronavo a uscire ma lei diceva che era stanca. Non aveva amiche. Non è mai uscita per una pizza o un ragazzo. Andava bene a scuola. Nessuno ci diceva niente. Non sospettavamo». Ma ieri, rispondendo alle domande della pm, alla mamma di Giulia sono scese delle lacrime, nel rivivere una situazione che per una ragazza non sarebbe “normale” e che tutti, in famiglia, hanno consapevolizzato dopo che l’atleta, in seguito a un percorso di psicoterapia, ha trovato la forza di denunciare.


Secondo l’accusa, l’allenatore le avrebbe imposto di «vestirsi sempre in tuta». «In trasferta prenotavamo una camera unica perché lei comunque era minorenne. Non volevamo lasciarla da sola. Ci fidavamo di lui. Quando Giulia ha iniziato a raccontarmi che lui la toccava, le ho chiesto di fermarsi. Non riuscivo più a sentire certe cose, da mamma mi faceva troppo male. Ha detto che aveva subito abusi fin dalla trasferta in Turchia».
«Ha iniziato a non stare bene nel 2013. Al Roland Garros si è fermata per il fuoco di Sant’Antonio. Da allora è stata sempre peggio, fino a quando ha avuto un attacco di panico ed è scappata dal campo, senza più tornare da lui. Ha perso l’ultimo anno di scuola. La vedevo messa malissimo. Ha smesso di allenarsi». La tennista vola negli Usa. Qui prosegue la psicoterapia, si allena con la squadra dell’Università. Sporge denuncia e torna in Italia. Ieri Giulia era in aula, seduta a fianco della sua legale Annalisa Baratto. La sua mamma, ieri, in lacrime, ha spiegato ai giudici: «Non ci diceva niente perché lui le aveva vietato di parlarci. Le diceva che non capivamo niente».

L'imputato è presunto innocente fino a sentenza definitiva. Le accuse contestate e delle quali si sta dibattendo al processo sono mosse dalla pubblica accusa, e la versione riportata è quella sostenuta dalla procura e dalla parte civile. L'allenatore avrà modo di difendersi, e di parlare e sottoporsi ad esame se vorrà, alle prossime udienza, che la giudice ha calendarizzato per luglio e ottobre. 

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