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OMICIDIO A TORINO

Ammazza la madre con un pugno: «Una voce mi ha detto :"Uccidi i tuoi demoni"»

Dopo aver ammazzato la mamma, il figlio è andato a giocare a calciobalilla. Nel 2014 la famiglia aveva occupato una casa Atc

La famiglia nella casa di via Vittime di Bologna

La famiglia nella casa di via Vittime di Bologna

Il calciobalilla al chiosco-bar di via Maddalene, nel giardino della Croce rossa. Gianluca Berardino ci giocava tutti i giorni e, a sentire gli avventori, era il più bravo di tutti e vinceva sempre. Ma questa mattina, tra un gol nella porticina e una birretta, le facce ai tavoli e al bancone erano sconvolte: «Non possiamo credere che Gianluca abbia ucciso la mamma. Era un buono, mai una parolaccia né un litigio, gli volevamo tutti bene». Il chiosco, per il killer di via Vittime di Bologna era una specie di seconda casa. Rita, la storica titolare, conosce Gianluca fin da quando era bambino. «Sì, aveva dei problemi, ma li stava risolvendo. Uccidere sua madre? Non ci credo ancora. Per lei stravedeva».

Invece è andata proprio così. E anche dopo l’omicidio, il 44enne si è recato al giardino della Croce rossa, al chiosco di Rita, per giocare a calciobalilla con gli amici. Come se nulla fosse, come se fosse un giorno qualsiasi. Ma non era il Gianluca di sempre. «Mio marito - racconta Rita - gli si è avvicinato perché aveva capito che qualcosa non andava. Gianluca sembrava inebetito, non parlava». Poi anche al chiosco è arrivata la notizia: Mariuccia, la mamma di 75 anni, era morta. E quando il marito di Rita gliel’ha detto, il 44enne avrebbe risposto così: «Sì, lo so». Per poi aggiungere, subito dopo: «Era un disegno. Ho sentito una voce che mi diceva “Uccidi i tuoi demoni”». Parole scioccanti che lascerebbero presagire un gesto premeditato per uccidere l’anziana madre. Da anni, il 44enne soffriva di problemi di tossicodipendenza, ma a sentire chi lo conosce bene ne stava uscendo, seguito anche dal vicino Sert. Disoccupato, i caffè al chiosco di via Maddalene se li pagava con la tessera del reddito di cittadinanza. E al chiosco dava anche una mano, aiutando Rita e il marito a mettere a posto tavoli e sedie a fine giornata. Poche ore dopo il delitto, in via Maddalene è arrivato anche Fabrizio, il fratello, che lo avrebbe costretto ad andare dai carabinieri a confessare. Ma dai militari si è presentato anche il padre Pietro, denunciando il figlio e dando una svolta alle indagini. Eppure, al chiosco di via Maddalene gli amici difendono Gianluca: «Non può essere stato lui, è grande e grosso, ma non farebbe male a una mosca, non reagisce nemmeno se lo insulti».

Intanto, fuori dal complesso Atc di via Vittime di Bologna, i vicini raccontano che poco prima del delitto Gianluca sarebbe andato con il padre al vicino supermercato Md, per fare la spesa. Una volta rincasato ha quindi pestato a morte la madre. «Io ero uscito in bicicletta, quando sono tornato ho visto l’ambulanza fuori ma non avevo capito quanto successo. Sono sconvolto da tutto questo», racconta Filippo Valera, un vicino di casa della famiglia.

Ma c'è un precedente nella famiglia di Gianluca Berardino, che risale al 2014. Quell'anno, dopo uno sfratto da un appartamento in via Cavagnolo, marito moglie e figlio hanno dormito per qualche giorno dentro un camion (un mezzo di proprietà del capofamiglia, poi sparito) prima di occupare abusivamente un alloggio popolare in via Ghedini, in zona Regio Parco. Pietro, ex ambulante del mercato di corso Taranto, Mariuccia e il figlio Gianluca avevano raccontato le loro disavventure al nostro giornale. Spiegando come fossero finiti in mezzo a una strada da un giorno all’altro, nonostante gli accorati appelli al Comune di Torino per evitare lo sfratto.

Segnalati da alcuni vicini di casa alla polizia municipale, avevano poi dovuto abbandonare l’appartamento occupato all’interno numero 15. La famiglia aveva fatto anche domanda per emergenza abitativa, trovando poi una via d’uscita grazie alla ricollocazione nell’alloggio Atc di via Vittime di Bologna, dal 2017.

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