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la confessione

Morena, sopravvissuta al disastro di Caluso: «Da 5 anni non salgo più sul treno»

Dopo la tragedia di Brandizzo, parla la capotreno di un altro dramma, nel 2018

Morena Gauna, capotreno la notte del disastro a Caluso

Morena Gauna, capotreno la notte del disastro a Caluso

«Mi creda, di fronte a queste tragedie, parlare non serve a niente. Non c’è niente che si possa dire. Morire sul lavoro è una delle cose più brutte che possano capitare. Non esistono parole per confortare, ad esempio, una madre che ha perso un figlio sul posto di lavoro». A parlare è Morena Gauna, 39 anni, una donna che purtroppo di tragedie ferroviarie come quella appena avvenuta a Brandizzo se ne intende.
Era lei, infatti, la capotreno del convoglio "10027" che il 23 maggio 2018, mentre era diretto a Ivrea, al passaggio a livello di Aré, nel comune di Caluso, si schiantò contro un Tir che era rimasto bloccato fra le semi-barriere, in mezzo ai binari. Spezzato in due il rimorchio, quella notte morirono l'autista del Tir, Stefan Aurelian, 64 anni, e il macchinista del treno, Roberto Madau, 61 anni. Altre 23 persone rimasero ferite. E tra loro c'era, appunto, anche Morena Gauna, la capotreno di quel convoglio.
«Il disastro di Brandizzo? Ho appreso la notizia di notte - racconta Morena, che in questi giorni si trova in vacanza con la famiglia -. Leggere di quelle cinque povere vite spezzate mi ha destabilizzato. Mi ha assalito una profonda tristezza. Caluso? Anche se sono passati cinque anni, per me sembra sempre ieri. Ringrazio ancora per essere sopravvissuta quella notte, ma il mio pensiero - prosegue - va sempre al povero Roberto». Madau, 61 anni, che di lì a poco sarebbe andato in pensione.
I morti di Brandizzo, invece, sono cinque: Kevin Laganà 22 anni (il più giovane di tutti) di Vercelli, Michael Zanera, 34 anni di Vercelli, Giuseppe Sorvillo, 43 anni di Brandizzo, Giuseppe Saverio Lombardo, 53 anni di Vercelli, e Giuseppe Aversa, 49 anni di Chivasso.
Le vite delle loro famiglie sono cambiate per sempre ma anche quella di Morena Gauna è cambiata, da quella notte di maggio. «Sono passati cinque anni, ma ancora adesso fatico a prendere sonno la notte». E alla domanda se dal giorno di quella tragedia è mai più salita su un treno, la risposta è la seguente: «No, non ho mai più preso un treno. E non credo che ci salirò mai più per il resto della mia vita». 
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