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Nuove misure anti-caporalato: basteranno per fermare lo sfruttamento nei campi?

La tragica morte di Satnam Singh ha messo in luce una realtà sconvolgente

Satnam Singh,

Il Ministero del Lavoro ha recentemente introdotto una serie di misure per contrastare il caporalato e il lavoro irregolare in agricoltura. Questo intervento rappresenta una risposta parziale alle importanti richieste dei sindacati, scaturite dopo la tragica morte di Satnam Singh. Satnam, un bracciante indiano, è deceduto in un ospedale di Roma dopo essere stato abbandonato in condizioni disumane dal suo datore di lavoro. Quest'ultimo, infatti, lo ha lasciato davanti a casa come se fosse un sacco di immondizia, aggiungendo lo sfregio di depositare accanto a lui, in una cassetta della frutta, il braccio che era stato tranciato da un macchinario agricolo.

Una delle principali novità riguarda il rafforzamento dei controlli. Il Ministero del Lavoro ha annunciato l'assunzione di 514 nuovi ispettori, di cui 403 dall'INPS e fino a 111 dall'INAIL. Questi ispettori avranno il compito di verificare che i braccianti siano assunti con contratti regolari e che, nel caso di lavoratori stranieri, abbiano i permessi necessari per lavorare in Italia.

Inoltre, verrà istituita una banca dati degli appalti che conterrà tutte le aziende della filiera agroalimentare. Questa banca dati sarà uno strumento fondamentale per monitorare e garantire il rispetto delle normative contrattuali. Le aziende che vorranno ottenere un appalto dovranno rispettare una serie di criteri stabiliti dal Ministero del Lavoro, principalmente legati al rispetto dei contratti di lavoro. In caso di violazione delle norme, le aziende saranno soggette a sanzioni amministrative variabili da 5.000 a 15.000 euro e saranno escluse per un anno dalla "Rete del lavoro agricolo di qualità", un elenco gestito dall'INPS che identifica gli imprenditori che rispettano le norme lavorative.

La nuova banca dati sarà accessibile ai Carabinieri, alla Guardia di Finanza, all'ispettorato del lavoro e all'INAIL. L'obiettivo del governo è favorire la condivisione di informazioni tra gli enti locali, le forze dell'ordine e le organizzazioni nazionali come INPS e INAIL. Questo sistema integrato di controllo mira a creare una rete efficiente e coordinata per combattere il lavoro irregolare e il caporalato.

Nonostante i controlli e le sanzioni degli ultimi anni, il fenomeno del lavoro irregolare e del caporalato rimane strutturale nel settore agricolo italiano. Secondo il rapporto "Agromafie e caporalato" del 2022, pubblicato dall'osservatorio Placido Rizzotto della CGIL, circa 230.000 persone sono sfruttate nei campi italiani, rappresentando un quarto di tutti i braccianti. Le regioni con la maggiore incidenza di lavoro irregolare sono la Puglia, la Sicilia, la Campania, la Calabria e il Lazio, dove oltre il 40% dei lavoratori ha un contratto irregolare o nessun contratto. Anche nelle regioni del Nord, il tasso di irregolarità è elevato, oscillando tra il 20% e il 30%.

Molti braccianti sono assunti in nero perché stranieri senza permesso di soggiorno. Questi lavoratori arrivano in Italia grazie a intermediari a cui pagano il viaggio e servizi come la ricerca di una casa in affitto. Altri lavoratori sono coinvolti nel cosiddetto lavoro "grigio": vengono assunti ufficialmente per un massimo di 102 giornate lavorative in due anni per poter richiedere la disoccupazione agricola, ma in realtà lavorano molto di più, spesso tutto l'anno senza giorni di riposo. L'osservatorio Placido Rizzotto ha censito tutte le inchieste per sfruttamento lavorativo avviate dalle procure italiane tra il 2017 e il 2021: su un totale di 438 casi, 212 hanno riguardato l'agricoltura, dimostrando quanto il problema sia radicato nel settore.

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