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felicemente sposati
26 Novembre 2024 - 17:32
Buffon-D’Amico nel giorno delle nozze a Lucca
A modo suo era diventato un tormentone, ma due mesi fa finalmente hanno messo fine a ogni illazione infilandosi al dito le fedi. Così Ilaria D’Amico è diventata la signora Buffon anche se in realtà era così già da dieci anni. Ospiti di “Che Tempo Che Fa” hanno raccontato come è arrivata la proposta definitiva, quella buona. «Aveva un’aria piena di dolore, mi sono spaventata. Ci abbiamo pensato un po’, lui ha pensato molto a farmi bene la proposta di matrimonio. Una volta me l’ha chiesto con un sms da Parigi, giocava nel Paris Saint Germain. Una mattina alle cinque e mezzo mi ha scritto “ma io e te non ci sposiamo?”». Tutto vero, garantisce l’ex portiere di Juve e Nazionale. In effetti le ha chiesto la mano per altre tre o quattro volte prima di riuscirci: «Ogni febbraio partiva la proposta», ha ammesso con ironia. Poi però è arrivato il momento buono: «Mi ricordo perché tra noi succedono sempre tante cose goffe. Ero in un periodo difficile della mia vita, in cui facevo avanti e indietro tra Milano, Roma e Parma. Mi fermo a Parma con lui un lunedì, senza figli. Trovo il caminetto acceso a casa e una canzone in sottofondo. Mi siedo sul divano e lui mi si accascia, mi prende una mano, mi guarda con un’aria talmente pieno di dolore che mi sono spaventata, con un’ansia. Lui mi fa la proposta, mi sono sciolta, ho subito detto sì». Oggi sono una bella famiglia. Lo ha confermato lei il giorno del matrimonio: «Se siamo qui è anche grazie alla nostra meravigliosa famiglia e all’amore dei nostri ragazzi». Ma lo aveva ammesso anche Alena Seredova qualche tempo fa a “Gente” mettendo fine alle discussioni: «Con il tempo ho capito che la fine di un legame può dare vita a qualcosa di nuovo. Ai miei ragazzi dico che sono fortunati, perché siamo in tanti attorno a loro. Ci sono mamma e papà, c’è Alessandro, c’è Ilaria e anche loro due possono essere un supporto in più. Due genitori infelici non ne valgono mezzo, due famiglie felici rispettano prima di tutto le esigenze e le sensibilità dei ragazzi, e quindi possono essere una risorsa».
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