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03 Marzo 2025 - 20:00
Christine Lagarde e Ursula von der Leyen (Fonte Instagram)
Giovedì 6 marzo la Banca Centrale Europea dovrebbe annunciare un nuovo taglio dei tassi d’interesse, portando il Tasso sui Depositi dal 2,75% al 2,50%. Un’operazione già scontata dai mercati, che sperano in un po’ di ossigeno dopo mesi di inflazione ballerina e crescita incerta. Ma quali saranno gli effetti reali per chi ha un mutuo o sta pensando di accenderne uno? E soprattutto: sarà l’ultimo intervento o dobbiamo aspettarci altre mosse nei prossimi mesi?
Gli ultimi cinque tagli decisi dalla BCE, tra giugno 2024 e gennaio 2025, hanno già dato una scossa al mercato: l’Euribor a 3 mesi si è portato al 2,53% e il costo del denaro è in discesa. Questo si traduce in mutui più convenienti, almeno sulla carta. Gli istituti di credito hanno iniziato a ridurre gli interessi sui prestiti ipotecari e personali, spingendo più persone a valutare l’acquisto di una casa o la rinegoziazione del proprio finanziamento.
Ma attenzione: il calo dei tassi non significa automaticamente che i mutui a tasso variabile torneranno più convenienti di quelli a tasso fisso. Anzi, secondo un’analisi di Codacons Toscana, a febbraio 2025 un mutuo di 140mila euro a 20 anni ha una rata media di 738 euro se a tasso fisso, contro gli 806 euro del variabile. Tradotto: chi sceglie il fisso oggi è ancora più al sicuro, indipendentemente dai futuri interventi della BCE.
C’è però un’incognita pesante che aleggia su questi tagli: i nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti all’Europa. Il presidente Donald Trump ha annunciato misure commerciali aggressive, e se l’Unione Europea risponderà con contro-dazi, potremmo assistere a un nuovo rialzo dell’inflazione, spinta dal rincaro dei beni importati. Questo scenario metterebbe in difficoltà la BCE, costretta a scegliere tra continuare a sostenere la crescita con nuovi tagli o frenare un’eventuale impennata dei prezzi.
Christine Lagarde ha già anticipato che la politica monetaria della BCE punta a ulteriori interventi, ma alcuni analisti sono più cauti. Se giovedì nel comunicato ufficiale sparirà la definizione di “politica monetaria restrittiva”, sarà il segnale che la Banca Centrale potrebbe prendersi una pausa. In caso contrario, i mercati possono aspettarsi un ulteriore calo dei tassi entro la fine dell’anno.
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