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LA STORIA

"Chiara stai buttando la tua vita"
L'urlo di dolore di una madre

Chiara ha 21 anni e da 1 e mezzo si fa di crack. Ieri i genitori l’hanno trovata al parco Sempione

"Chiara stai buttando la tua vita" L'urlo di dolore di una madre

"Chiara stai buttando la tua vita" L'urlo di dolore di una madre

Solo 9 mesi fa Chiara voleva che la sua storia riportasse il suo nome «così un giorno, quando tutto sarà finito, potrò rileggerla». Oggi, queste pagine ospitano le parole di dolore della madre di Chiara, Stefania, che ieri è andata a cercare sua figlia: la 21enne da venerdì non tornava a casa. E ieri, Stefania l’ha ritrovata al parco Sempione, un luogo che per la madre rappresenta ormai l’inferno. L’incubo della mamma di Chiara comincia un anno e mezzo fa, quando la giovane prende a frequentare amicizie “particolari” nel quartiere Barriera di Milano, ragazzi e ragazze che sono legati al mondo del crack, tra pomeriggi al Sempione e notti in discoteche note per la “semplicità” con cui si trovano stupefacenti.

«Chiara ha cominciato a stare fuori di casa giorni, ma si faceva sentire. Una sua amica mi disse in che giri era finita mia figlia, Chiara negò, io le credetti» si sfoga Stefania, la voce rotta, i singhiozzi. Qualche settimana fa, esattamente come stavolta, la ragazza fece perdere le sue tracce per un paio di giorni: «Denunciai ai carabinieri, poi andai a cercarla e la trovai al Sempione». Stefania portò Chiara a casa: «Le settimane a seguire non sono state facili, Chiara non voleva saperne di comunità o Serd. Diceva di non essere così compromessa. Stavolta, invece, sembra che abbia capito e che sia pronta a farsi seguire da qualcuno che possa salvarla»

Era giugno dello scorso anno quando Chiara si avvicinò per raccontarsi. Proprio al parco Sempione, tra spacciatori e consumatori, spiccava la sua figura così esile dentro una maxifelpa troppo grande per lei: «So che di questo passo potrei rovinarmi, ma non lo farò, vorrei smettere anche se al momento non sono ancora dipendente» raccontava, lucidamente. Era stata lei a volerne parlare, in quel luogo dove telecamere e cronisti non sono graditi, Chiara invece aveva voglia di farsi ascoltare. Chiara, faccia pulita, nessun segno di cosa stava passando, nemmeno le occhiaie. In quelle settimane il crack era un “rito quotidiano”, aveva iniziato 5 mesi prima «ma tutte le sere torno a casa, prendo solo il mio “ventello”» diceva.
E adesso, Chiara si farà aiutare sul serio? La madre lo spera: «Il mio incubo è aprire il giornale e leggere... non riesco nemmeno a dirlo, ma credo sia facile capire cosa possa angosciarmi. Chiara ti prego, ti amo, come amo le tue due sorelle. Lascia che ti aiutino. Sei la mia famiglia».



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