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Ddl Spazio, il nodo Elon Musk: opportunità o rischio strategico?

Investimenti e futuro aerospaziale, ma le opposizioni parlano di un regalo agli USA

Elon Musk (Fonte Instagram)

Elon Musk (Fonte Instagram)

La Camera ha approvato il Ddl Spazio con 133 voti a favore, 89 contrari e 2 astenuti. Il provvedimento mira a regolamentare il settore spaziale italiano, incentivando la crescita dell’industria aerospaziale attraverso investimenti pubblici e privati. Tuttavia, il dibattito si è acceso attorno a un punto chiave: la possibilità per operatori stranieri di assumere un ruolo centrale nella gestione delle comunicazioni satellitari in Italia. Un dettaglio che, secondo le opposizioni, avvantaggia SpaceX di Elon Musk.

Il disegno di legge colma un vuoto normativo, introducendo l’obbligo di autorizzazioni specifiche per gli operatori spaziali, definendo le loro responsabilità e stabilendo i limiti d’azione dello Stato. Viene inoltre istituito un Piano nazionale dell’economia dello spazio con un fondo dedicato, volto a sostenere imprese e startup innovative del settore. La questione più controversa riguarda l’articolo 25, che prevede la creazione di una riserva di capacità trasmissiva nazionale per situazioni di emergenza, da affidare a soggetti privati. Questo apre le porte a collaborazioni con aziende straniere e, in particolare, con SpaceX, che già oggi domina il mercato satellitare con oltre 7.000 dispositivi attivi e piani di espansione fino a 42.000 satelliti.

L’Unione Europea sta lavorando al progetto Iris², che prevede il lancio di 290 satelliti entro il 2030. L’Italia, però, ha deciso di non aspettare e ha avviato trattative con Musk per ottenere subito una rete operativa. Una scelta che ha fatto discutere: da una parte, garantisce accesso immediato a infrastrutture all’avanguardia, dall’altra solleva interrogativi sul rischio di dipendenza tecnologica dagli Stati Uniti. Le opposizioni denunciano la decisione come una cessione di sovranità a un’azienda privata americana, mettendo in discussione la sicurezza dei dati e il controllo delle telecomunicazioni strategiche. Il governo, invece, difende la scelta sostenendo che sia l’unica via per mantenere l’Italia competitiva nel settore spaziale senza aspettare i tempi dell’UE.

A livello comunitario, la Commissione Europea ha chiarito che ogni Stato membro ha il diritto di siglare accordi con operatori spaziali privati, lasciando eventuali valutazioni su irregolarità a future verifiche. La polemica, però, non si placa: il Ddl Spazio proseguirà il suo iter al Senato, ma il dibattito su indipendenza tecnologica e sovranità nazionale è destinato a proseguire.

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