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Dilemma Juve: dal campo alla Borsa, ecco cosa succede (e perché c'entra Tether)

La società del miliardario Devasini ha l'8,1% e offre 60 milioni, ma non può sponsorizzare

Dilemma Juve: dal campo alla Borsa, ecco cosa succede (e perché c'entra Tether)

Uno 0-4 sul campo che non si vedeva dal secolo scorso e un -5,09% in Borsa. Sta in questi numeri la sintesi della domenica e del lunedì nero della Juventus. Che deve decidere cosa fare dal punto sportivo, ma intanto sta facendo i conti - letteralmente - con il suo nuovo assetto: perché il nuovo socio, il colosso delle criptovalute, ha un peso superiore a quanto stimato in precedenza. Con tutto quello che consegue (anche sul piano gestionale). A cominciare dalla sponsorizzazione della maglia, che però è vietata. Ecco nel dettaglio.

La questione nuova, più o meno, riguarda Tether: quando avevamo dato notizia dell'ingresso della società di stablecoin del miliardario di origine piemontese Giancarlo Devasini, ora presidente della società, tifoso juventino come il CEO Paolo Ardoino, i dati a disposizione facevano di Tether il terzo azionista al 5,01%, ossia appena sopra il limite per cui scatta l'obbligo di comunicazione alla Consob. I dati della relazione finanziaria della Juventus, però, svelano che Tether possiede l'8,1% delle azioni, rastrellate in un ampio arco di tempo, con il secondo azionista Lindsell Train Ltd a 8,7%. La Exor degli Elkann è saldamente al comando con il 64% circa (ma il 78% dei diritti di voto).

La Juve ha chiuso, dopo anni di esercizi in perdita, la prima parte di stagione con un utile di 16,9 milioni di euro: roba con cui non compri manco un terzino, figurarsi quei giocatori che persone in società immaginano necessari alla risalita bianconera. Fuori dalla Champions, la società di John Elkann deve fare a meno della cospicua dote dei diritti tv e dei premi, confidando solo nella qualificazione alla prossima edizione. Sulle maglie, poi, compare ancora la scritta pro bono Save the Children e non uno sponsor vero. 

Tether, secondo quanto si sa, vorrebbe offrire 60 milioni di euro - oltre ai 70-90 spesi per l'acquisto delle azioni - per essere sponsor. La società, però, non è al momento provvista della licenza per operare in Europa e dunque anche la sponsorizzazione dovrebbe essere vietate dalle norme su marketing e operazioni commerciali. Ma l'impero dell'enigmatico Devasini non contempla solo le stablecoin e dunque l'accordo potrebbe essere raggiunto. Ma con quei soldi sul piatto della bilancia, ci saranno altre voci che vorranno essere sentite in CDA?

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