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il fatto

Meisino, c'è pure un ex brigatista tra gli indagati per le violenze al parco

I provvedimenti sono stati notificati dalla Digos ed emessi dalla questura. E spunta un nome illustre

Tra i 39 indagati al Meisino c'è Vincenzo Sisi (nel riquadro)

Tra i 39 indagati al Meisino c'è Vincenzo Sisi (nel riquadro)

Tra i nomi dei destinatari degli avvisi di garanzia per le violenze al parco del Meisino, notificati dalla Digos ed emessi dalla procura, c’è quello di Vincenzo Sisi. Il “compagno” Vincenzo, in passato condannato per associazione sovversiva anche se assolto dal terrorismo. A Sisi e ad altri 38, membri del comitato “Salviamo il Meisino”, vengono contestati 14 episodi da settembre a dicembre 2024, dove sono stati bloccati i lavori per la realizzazione del Centro per l'educazione sportiva e ambientale del Comune. In alcuni casi, sono state anche danneggiate le recinzioni. Alle proteste e alle manifestazioni degli ambientalisti, in questi anni, Vincenzo Sisi (oggi 71enne) si è visto in più occasioni. Sisi era il capo della cellula torinese (e si era dichiarato prigioniero politico) del Pcpm, il Partito comunista politico-militare che si ispirava alla “Seconda posizione” dell'ala movimentista delle Brigate rosse. L’accusa di terrorismo gli era stata tolta dai giudici nel 2011, ma Vincenzo Sisi era stato comunque condannato a dieci anni dai giudici d’Appello di Milano per associazione sovversiva.

«Veniamo colpiti - replicano i membri del comitato "Salviamo il Meisino" - per non essere stati indifferenti di fronte alla devastazione di uno dei parchi di maggior valore naturalistico della città. In questo progetto si è schivata ogni fase di partecipazione, il suo iter è stato disseminato di irregolarità e l’esecuzione non rispetta le norme di sicurezza e devasta la riserva del Meisino, un bene comune». E dopo i 39 avvisi di garanzia il comitato (che tra i suoi membri annovera anche qualche esponente di Askatasuna) ha annunciato per lunedì 17 marzo alle 18, nel cortile del Campus Einaudi, una conferenza stampa. E  c’è chi si è schierato a fianco degli ambientalisti. E’ il caso dei politici torinesi del Movimento 5 Stelle. «Esprimiamo solidarietà per gli attivisti coinvolti nella protesta contro la realizzazione della Cittadella dello sport al parco del Meisino. È inaccettabile che, invece di ascoltare le preoccupazioni dei cittadini, delle associazioni e dei comitati, la giunta comunale abbia scelto la strada della repressione, con l'avvio di un'indagine nei confronti di chi sta cercando di difendere un'area verde», dichiarano Russi, Castiglione, Sganga e Lauria.

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