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L'INIZIATIVA
16 Marzo 2025 - 10:30
Una giornata ad accesso libero tra i luoghi di culto e preghiera islamista. E’ Moschee aperte, l’evento che un giorno all’anno apre le porte a tutti e tutte coloro che sono curiosi. Niente velo per entrare, ma via le scarpe: in moschea si cammina su moquettes, per questioni igieniche niente calzature. Un percorso che comincia con un ragazzo che spiega la nascita della religione di Maometto «e ci distacchiamo decisamente da chi usa l’Islam per compiere azioni legate alla morte o al terrorismo» sottolinea più volte.
A pochi metri c’è un tavolo dove due giovani ragazze mostrano tessuti e colori appartenenti agli hijab, il velo che fa da copricapo (e lascia scoperto il viso). E ancora, un angolo con il tipico the alla menta e i dolci a base di sesamo e miele, poi uno spazio riservato alla scrittura araba «nelle moschee si viene principalmente per pregare ma molti studiano arabo» spiegano.
Al fondo della sala una donna esegue disegni con hennè sulla pelle «si usano nelle occasioni di festa per adornare il corpo» ci racconta. E poi c’è Iman, 24enne: lei ha prepararo un vero quiz con domande «vediamo quanto ne sai sull’Islam» ci sfida, sorridendo. Nel frattempo, è ora di pregare. Una trentina di uomini in fila chinano il capo e si abbassano a baciare la terra. «La nostra religione parla d’amore. Siamo sempre associati a terroristi ma non abbiamo nulla da spartire, se non le origini geografiche. Per colpa di alcuni, ci andiamo di mezzo tutti come luogo comune» raccontano dalla moschea «la mafia è nata in Italia, ciò non significa che gli italiani siano mafiosi. Tornate: parliamone meglio».
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