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teatro gioiello
19 Marzo 2025 - 16:38
Enzo De Caro, alias Saverio Savastano
Peppino De Filippo aveva ambientato la sua storia nella Napoli degli anni Trenta; il figlio Luigi, riproponendola, l’aveva posticipata di una ventina d’anni; Leo Muscato ha fatto un ulteriore passo in avanti, l’ha spostata di altri trent’anni. Ed è così che “Non è vero ma ci credo”, commedia scritta da Peppino De Filippo nel 1942, racconta una storia degli anni Ottanta e ci porta in una Napoli, dice Muscato, «un po’ tragicomica e surreale in cui convivevano Mario Merola, Pino Daniele e Maradona». È una tragedia tutta da ridere quella che debutta venerdì 21 marzo, (in replica fino a domenica 23) al Teatro Gioiello di Torino, messa in scena dalla Compagnia Luigi De Filippo. Protagonista sul palco Enzo De Caro, mentre la regia è di Leo Muscato che iniziò la sua carriera artistica proprio con Luigi De Filippo.
«Mi prese a bottega nella sua compagnia - racconta -, mi insegnò letteralmente a stare in palcoscenico, dandomi l’opportunità di vivere la straordinaria avventura delle vecchie tournée da 200 repliche l’anno. Rimasi con lui per due stagioni». E ora che Muscato ha ereditato la direzione artistica della Compagnia De Filippo ha deciso di inaugurare il nuovo corso proprio con il primo spettacolo che fece con Luigi. E lo ha fatto, aggiunge, «rispettando i canoni della tradizione del teatro napoletano, ma dando a questa storia un sapore più contemporaneo». Enzo De Caro è nei panni dell’avarissimo e superstizioso imprenditore Gervasio Savastano, talmente superstizioso al punto da farsi condizionare tutta la vita.
«Personalmente - rivela, invece, l’attore napoletano che lo impersona - sono talmente poco superstizioso che, addirittura, ritengo che esserlo porti male». Gervasio vive nell’incubo di essere vittima della iettatura, cosa che genera disagio in tutti coloro che gli stanno accanto, a partire dalla moglie, dalla figlia ma anche dai suoi dipendenti, stanchi di tollerare le sue assurde. Gervasio giunge addirittura a licenziare il suo dipendente Malvurio solo perché è convinto che porti sfortuna. L’uomo minaccia di denunciarlo e portarlo in tribunale. «Sembra il preambolo di una tragedia, ma siamo in una commedia che fa morir dal ridere - è ancora Muscato -. E infatti sulla soglia del suo ufficio appare Sammaria, un giovane in cerca di lavoro, intelligente, gioviale e preparato. Ma il commendator Savastano è attratto da un’altra qualità di quel giovane: la sua gobba».
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