Non ce lo ricordiamo quasi più, ma un tempo via Garibaldi, la più antica delle strade torinesi, era una trafficata arteria percorsa da auto e tram. La rivoluzione risale a quarant’anni fa: era l’8 gennaio del 1978 quando via Garibaldi veniva chiusa al traffico; i tram, che la percorrevano interamente, furono deviati sull’asse Cernaia-Micca, come prevedeva il piano di pedonalizzazione dell’assessore Giuseppe Rolando.
Si trattava della prima via torinese chiusa al traffico: era dunque un esperimento, forse qualcuno pensò che lo stop alle auto fosse soltanto temporaneo. Invece, ancora oggi via Garibaldi è una bella isola pedonale, che valorizza i suoi palazzi storici e le sue chiese. Inizialmente, la trasformazione trovò l’opposizione dei commercianti del centro. Niente auto? Niente clienti. Almeno, questo era il pensiero dei negozianti di via Garibaldi: temevano che i clienti sarebbero scomparsi. Dobbiamo anche pensare al centro di Torino degli anni Settanta: molte vie del Quadrilatero erano tutto fuorché sicure. Erano mal frequentate e godevano di pessima nomea. Insomma: si voleva forse costringere i clienti a parcheggiare lontano, attraversando vicoli e viuzze che già gli urbanisti dell’Ottocento tacciavano come malsane?
Ebbene sì: Torino non poteva permettersi che la sua arteria più antica diventasse una distesa di lamiere. A ben vedere, da quella trasformazione ci abbiamo guadagnato tutti. È indubbio che la modifica alla viabilità decisa nel 1978 abbia permesso a via Garibaldi di trovare nuova vita, tant’è che gli stessi commercianti hanno immediatamente compreso che la pedonalizzazione tanto criticata era alla fine un volano per una rinascita del centro storico. Il volano giusto. Perché il Comune di Torino ben sapeva che i palazzi del centro storico erano malsani ed insicuri; ma, al posto di investire in una loro riqualificazione che sarebbe stata - come poi si è verificato - un incentivo al turismo, aveva da tempo in mente di abbatterli in nome del progresso.
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Inizialmente si pensò ad un sottopasso; poi, ad un mega-corso. Il 23 maggio 1962 il sindaco Anselmetti aveva addirittura annunciato la volontà del Comune di abbattere ed allargare via Palazzo di Città. Ipotesi da far tremar le vene e i polsi, per usare le parole del Poeta. Questo piano era già stato accantonato, ma a Palazzo Civico ci si ostinava a portare avanti progetti devastanti: via Palazzo di Città sarebbe stata rasa al suolo e ricostruita portando la larghezza a 16 metri, più di via Garibaldi, per far defluire il traffico di via Milano. E pazienza per i palazzi e luoghi storici, come piazza Corpus Domini, che sarebbe stata annientata. Per fortuna, questo progetto non fu mai realizzato. Fortuna che alla fine, al posto di strade ad alto scorrimento, si scommise su più sostenibili strade per soli pedoni: il centro storico fu preservato, e noi ancora non possiamo che essere grati per questa saggia decisione.
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