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Venaria Reale, il borgo barocco amato dalla dinastia dei Savoia

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All’inizio ci fu Altessano, borgo di fondazione romana ma di scarso appeal venatorio; infatti, i Savoia preferivano cacciare nella loro tenuta poco più a monte, dove poi sorse la reggia e quindi il borgo barocco. All’origine ci fu dunque la “venatio regia”, luogo di caccia e di piaceri venatori. Venaria Reale - raro comune che può fregiarsi dell’appellativo di “Reale” per l’amore che i Savoia ebbero nei suoi confronti - è un vero e proprio scrigno di storia piemontese e specialmente del periodo barocco. Il suo centro storico, infatti, è un caso unico di città di fondazione, progettata interamente secondo i canoni estetici del suo tempo per volere di un principe, in questo caso Carlo Emanuele II, l’Adriano del Piemonte.

A disegnare il centro storico della città fu Amedeo di Castellamonte, che nell’arco di un ventennio supervisionò i lavori di quella che è a tutti gli effetti “la” città sabauda, poiché nell’intenzione del geniale architetto la pianta di Venaria doveva svilupparsi in modo da disegnare un immenso collare dell’Annunziata, la massima onorificenza conferita dai Savoia. Non a caso, il centro della città è piazza dell’Annunziata (che corrisponderebbe al medaglione). E poi, naturalmente, c’è la grande reggia, finalmente tornata a nuova vita dopo decenni di squallido abbandono.

La Venaria si presentava però in uno stato pietoso: fatiscente, pericolante, era un immenso scatolone pieno di nulla. Stentiamo a riconoscere nelle vecchie fotografie il gioiello al quale siamo fortunatamente abituati: il giardino della reggia era incolto, disastrato, inselvatichito. Il palazzo aveva un aspetto triste e cadente. Si parcheggiava davanti all’ingresso della reggia, in piazza della Repubblica. I muri del gioiello barocco amato da Carlo Emanuele II e Vittorio Amedeo II erano imbrattati di scritte, avevano quell’aria penosa delle cose dimenticate.

Poi, il miracolo: una straordinaria opera di recupero del complesso, che coinvolse cento progettisti: un miracolo reso possibile dal maxi-finanziamento di ben 200 milioni di euro. All’epoca (era il 1997) fu il più grande restauro mai tentato: e per fortuna, altrimenti oggi non potremmo godere di questo superbo complesso artistico, che attira ogni anno un milione di turisti, settimo sito museale più visitato nella penisola.

Finalmente, la Venaria torna a essere ammirata come lo fu all’epoca dei re di Sardegna, quando fu centro di potere e piccola Versailles piemontese. Anzi, c’è chi sostiene che fu Venaria a ispirare a re Luigi XIV la sua Versailles. Qui lavorarono tutti i grandi architetti che resero onore al Piemonte: Amedeo di Castellamonte, Filippo Juvarra, Benedetto Alfieri. Le creazioni juvarriane, come la Galleria Grande e la chiesa di Sant’Uberto, sono ormai su tutti i manuali di storia dell’arte, indicati come esempi sommi del barocco italiano.
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