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11 Ottobre 2022 - 07:03
Per i latini era Carreum Potentia, per noi semplicemente Chieri, nel centro geografico del moderno Piemonte. Una città di periferia, oggi, ma dalla spiccata vocazione commerciale e dalla lunga storia, che per certi versi sovrasta anche quella della nostra Torino. Perché per molto tempo, durante il Medioevo, a far girare l’economia erano soprattutto i mercanti chieresi, e non i sonnolenti abitanti della piccola Torino (quella sì, all’epoca era una città di provincia).
Chieri fu importante nell’epoca romana (Plinio il Vecchio citò Carreum Potentia tra le città più belle del territorio: era, insieme ad Augusta Taurinorum, l’unico centro urbano sul quale in epoca romana gravitava il complesso collinare torinese), e forse soprattutto nell’età cristiana: la cattedrale sorge su una antichissima chiesa dedicata alla Vergine, risalente al V secolo (quindi, tra le più antiche del territorio piemontese). Sempre a Chieri, inoltre, fu trovata la più antica lapide cristiana della regione.
La fortuna della città si ebbe nel Medioevo: a partire dal 1092, alla morte di Adelaide di Susa, essa divenne libero comune, alleandosi con la non lontana città di Asti. Più volte Chieri dovette scontrarsi con i Savoia e con i Monferrato, venendo infine rasa al suolo dall’imperatore Federico Barbarossa durante la sua prima discesa in Italia. Il 19 maggio 1347 avvenne la sottomissione definitiva ai Savoia, che coincise con la fine dell’autonomia chierese ma non del periodo d’oro della sua storia: infatti, l’epoca aurea della città coincise con il periodo che va dal Duecento e alla prima parte del Quattrocento, nel quale vi fu l’affermazione di una solida rete commerciale. I mercanti chieresi erano attivi fino in Inghilterra, dove contribuirono alla denominazione della celebre Lombard Street (all’epoca, il termine Lombardia indicava grossomodo tutta la pianura padana).
Chieri si concentrò sul tessile: si sa con certezza della presenza della tessitura a livello proto-industriale nel Chierese a partire dal XIV secolo. Nel 1434 iniziò la coltivazione del gualdo, necessario per la tintura dei fustagni. Il gualdo è una pianta officinale che era ampiamente usata nel Chierese per colorare i filati in una particolare tonalità di blu: una tonalità che oggi ritroviamo nei jeans, che - dobbiamo sfatare un mito? - non sono nati a Genova, come la tradizione impone; si trattava di tessuti smerciati a Genova, ma provenienti dall’entroterra, da quella Chieri che aveva una così spiccata tradizione tessile.
La tessitura ha fatto la fortuna della piccola cittadina di Chieri, che ancora oggi dimostra una ricchezza storico-artistica non comune nelle città piemontesi: segno tangibile di rara prosperità. Le chiese chieresi, che spaziano dal gotico al barocco, sono esempi concreti dell’architettura subalpina.
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