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15 Novembre 2022 - 07:56
A livello anagrafico, con i suoi 2880 abitanti, è all’incirca come un medio comune della provincia piemontese. Eppure, Moncalvo ha una grandissima storia e un curioso primato: nonostante il suo livello demografico, è la più piccola città d’Italia. Il titolo di città le fu insignito dal re di Sardegna Vittorio Amedeo III a fine Settecento, quando già il prestigio di Moncalvo era ormai in declino. Sì, perché il periodo d’oro della città più piccola d’Italia fu il Medioevo. Sorta come avamposto romano, Moncalvo fu proprietà della Chiesa di Asti, dei marchesi di Saluzzo ma soprattutto dei marchesi del Monferrato, che ne fecero la propria capitale nel 1309, sotto Teodoro I Paleologo.
Mantenne questo titolo fino a quando, a metà del Quattrocento, la capitale monferrina fu spostata a Casale. Ecco perché Moncalvo ebbe tanta importanza nella storia del Monferrato, tanto da esserne considerata (insieme a Casale, appunto) come la capitale storica. Il borgo antico è molto sviluppato, disposto per lungo sul crinale di una collina che domina i dintorni e che permette di identificare subito il profilo del paese, che un tempo presentava più abitanti di quanti ne abbia oggi. Basti pensare che, nell’arco di circa un secolo, Moncalvo ha perso un quarto dei suoi residenti, per altro in linea con gran parte dei comuni delle province subalpine. Finito il periodo glorioso in cui fu capitale del Monferrato sotto i marchesi Paleologi, iniziò per Moncalvo un periodo di lento ma inesorabile oblio: i Gonzaga, che nel 1533 subentrarono ai Paleologi nel controllo del marchesato del Monferrato, non si distinsero per una saggia amministrazione, facendo stagnare l’economia locale, che si mantenne unicamente grazie all’agricoltura ed all’allevamento. Moncalvo, passata ad inizio Settecento sotto i Savoia, mantenne il suo ricco patrimonio d’arte e di storia.
È una città che sorprende molto i visitatori, grazie alle opere di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo; ma è anche una città nota per i suoi prodotti tipici (i fischietti di terracotta, detti subiet ëd Patro “fischietti di Patro” dal nome della frazione dove sono realizzati) ma soprattutto per il suo tartufo, protagonista della fiera del tartufo di Moncalvo. Note sono anche la fiera del bue grasso, nel mese di dicembre, e la sagra delle cucine monferrine (prevista la terza domenica di giugno. Infine, merita un accenno una caratteristica a dir poco unica in Italia (e forse in Europa): nella piazza centrale di Moncalvo non si trova una chiesa, come in tutti gli altri borghi italiani, bensì…una sinagoga.
Infatti, questo insospettabile paese monferrino aveva una ricchissima comunità ebraica, oggi quasi del tutto scomparsa. Sulla via per Alessandria è ancora presente l’affascinante cimitero israelita di Moncalvo, uno dei più grandi che possiamo trovare sul territorio del Piemonte.
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