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Ma convincerà gli irriducibili?

Vaccino

Foto: Depositphotos

Un obbligo per essere liberi. Una sintesi brutale, se volete, ma che nella realtà è puramente ideologica, anzi ammanta di nobiltà la decisione di introdurre il Green Pass - per i vaccinati e i guariti - per poter godere di eventi all’aperto, partite allo stadio, pranzi al ristorante. Ma la strategia del governo, ben riassunta da Draghi, c’entra poco o niente con la libertà: si tratta di salvare l’economia, qui e subito, scongiurando chiusure, catastrofi commerciali e via dicendo. Sacrosanto. E sarà per questo, allora, che della scuola e dei trasporti ci si occuperà dopo, magari a settembre: per sedersi al ristorante serve il Green Pass, per salire in cattedra in un’aula piena di ragazzini, invece, no. Al momento è così. E visto che non si riesce a introdurre un obbligo - quello vaccinale, almeno per categorie come quelle sanitarie o i docenti -, allora si camuffa un altro obbligo da libertà. In fondo per varcare certe frontiere serve un passaporto, ma nessuno di noi si sogna di protestare perché nel chip inserito nel documento ci sono i nostri dati o le nostre impronte digitali. Draghi ha almeno il buon senso di dire le cose come stanno - «L’invi - to a non vaccinarsi è un invito a morire» -, ma questo non nasconde comunque il problema maggiore, come le contraddizioni di cui parlavamo sopra. Cosa faremo se il Green Pass obbligatorio non convincerà - a differenza che in Francia - i recalcitranti a vaccinarsi? Ci troveremo a settembre con le scuole da aprire e i professori non protetti? E, nel caso si decidesse di introdurre l’obbligo vaccinale, si crede davvero di riuscire a immunizzare tutti in quei pochi giorni? Il mio consueto ottimismo mi spinge più a pensare che nascerà un mercato di pass contraffatti.

andrea.monticone@cronacaqui.it
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