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Pass e controlli: il cortocircuito del Garante

green pass covid

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Eccolo qua il tanto atteso e previsto cortocircuito del Green Pass: il Garante della Privacy, rispondendo a una sollecitazione dell’assessorato agli affari legali della Regione Piemonte (retto da un esponente di una forza politica, guarda caso, contraria ai Green Pass), ha sentenziato che i ristoratori e gli esercenti possono tranquillamente verificare la certificazione verde controllando anche i documenti dei clienti. Oh mamma mia, apriti cielo. Ma il giorno prima la ministra Lamorgese, travolta da un immane bisogno comunicativo che ne ha tradito il riserbo che le si riconosceva, non aveva detto che i ristoratori non sono poliziotti» e che dunque non spetterebbe a loro chiedere l’esibizione di un documento? Era attesa anche una circolare del Viminale, in apparente contrasto con il decreto del governo, sul tema dei controlli. La questione è che gli esercenti non sono pubblici ufficiali, dicono i contrari (quindi nei supermercati e ovunque ci abbiano mai chiesto un documento a fronte di un pagamento con carta di credito, sono tutti pubblici ufficiali?), mentre molti spiegano che le verifiche le faranno di fronte a «una palese contraffazione» del Pass. Per non sbagliarsi, al momento annunciano già ricorsi. Possiamo dire che, per fortuna, il Garante non ha ancora i poteri di un ministro o di un esecutivo, dunque starà al governo mettere un po’ d’ordine (senza controlli, a che serve il pass?) prima che arrivino anche una qualche sentenza del Tar, un esposto del Codacons, un editoriale di Striscia la Notizia o un tweet di Lorella Cuccarini. andrea.monticone@cronacaqui.it
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