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Su Marte voglio andar...

Marte
Mia nonna qualche volta canticchiava una ballata contadina, del primo ‘900. «Mamma mia, dammi cento lire che in America voglio andar...». E io, bambino le chiedevo che significato avessero quelle parole. «Un sogno, mi diceva, anzi il sogno di tante ragazze che volevano fuggire dai campi». Ci ho pensato oggi, guardando una sua vecchia foto e ho pensato con un filo di nostalgia ad una libertà quasi perduta per colpa del Covid. Alle gite al mare, a quelle sere passate a costruire su un foglio di carta, l’itinerario di un viaggio esotico. Sogni, anche questi.

Più lontani oggi che il maledetto virus cinese ci assedia e ci costringe a vivere nei nostri fortini, nonostante qualche pubblicità ci tenti con nuove rotte e alberghi in riva al mare, magari a prezzi stracciati. Eh, no. Voglio sognare in grande, per una volta. Sogno la Luna, e magari Marte. Proprio lui, il pianeta proibito. E non faccio neppure troppa fatica a dare un senso alle mie fantasie. Perché a Torino che è stata culla dell’auto, c’è chi su Marte ci andrà, e anche presto.

Per scoprirlo basta entrare nell’hangar di Altec, in corso Marche che un lembo di pianeta l’ha di fatto ricostruito cominciando dal terreno, simulando la gravità e riproducendone persino la luce. Qui si lavora alla stazione spaziale “Exo Mars” e si fanno i test per sondare le potenzialità del rover, avveniristico veicolo, le tecniche di estrazione dei materiali e, sopratutto le delicatissime fasi dell’atterraggio.

Qui lavorano i nostri marziani in carne ossa che chiacchierano liberamente sui nove mesi di viaggio e su una missione che può durare tre anni. Giganti chiusi nel loro regno fatto di tecnologia che già immaginano l’uomo (tristemente non io...) che nel 2030 potrà salire fin lassù. Fantasia e realtà. Ma la nostra “piccola Houston”, come la chiamano gli americani, esiste eccome.

beppe.fossati@cronacaqui.it
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