C’è una notizia neppure troppo sfumata tra quelle tragiche dell’invasione dell’Ucraina da parte di uno scellerato Putin. E riguarda noi Occidentali, o meglio questa Europa che lo zar ha sempre considerato debole e imbelle e che in cinque o sei giorni ha raddrizzato la schiena. E l’Italia con lei. Chiusi i cieli alla compagnie russe, sospese le transazioni agli oligarchi, tagliandoli fuori dai grandi affari del mondo, congelati patrimoni immensi, e forse anche molti dello stesso Putin, chiuse le porte ai dorati paradisi del lusso, persino bloccate le navi sospette che potrebbero violare l’embargo. Ma non solo: se prima l’Ucraina invocava armi ai nostri Paesi alle prime avvisaglie dell’invasione, sortendo ben pochi risultati concreti, ora tutti gli Stati membri sono pronti a rifornire gli arsenali. Un’alleanza che è diventata ancora più rocciosa dopo che Putin ha minacciato l’allerta nucleare, scontentando persino i suoi generali. A partire della Gran Bretagna, per arrivare alla Germania che ha già annunciato di investire sulla sicurezza il 2% del Pil, dopo aver fatto orecchie da mercante per anni con la Nato, per arrivare a noi, all’Italia, che ieri ha annunciato di cedere alle autorità governative ucraine missili Stinger, Spike, mitragliatrici Browning e Mg che verranno consegnati dalla Nato e dunque anche dai nostri soldati con il supporto tattico dei nostri caccia da combattimento che sono già in pista in Romania. Un atto che segue di pochissime ore la messa in campo di 1.350 militari tra aviatori, alpini, fanti e marinai per difendere i confini orientali dell’Europa. Una prova collettiva di forza tesa ovviamente a rimettere in campo la diplomazia, mentre lo zar è sempre più isolato, nonostante la sua megalomania da condottiero. In questo clima, anche se non è stata profferita parola, sono cominciati ieri, in Bielorussa, i negoziati per arrivare ad un auspicato cessate il fuoco. Sapremo se si è trattato di una farsa o se invece esiste una qualche via d’uscita. Ma una cosa è certa: la guerra all’Ucraina è una guerra all’Europa, culla di un Occidente che tutti immaginavamo inviolabile.
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