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Ora si spara sui profughi

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Abbiamo imparato che in questa tragedia che ci coinvolge tutti, ogni giorno vale uno. Tanto vale dire che mentre scriviamo si sta consumando il decimo giorno di guerra in Ucraina, mentre già piovono (ore 17,45 di ieri) le prime minacce all’Italia. Non bombe, non siamo a questo punto, ma attacchi informatici a enti governativi e industriali non meglio definiti. Lo dice l’Agenzia per la Cjber Sicurezza Nazionale (Acn). Il che potrebbe far presumere che tutta una serie di sistemi operativi potrebbero andare in tilt. Compresi quelli della Borsa, di Confindustria, dei Ministeri. O peggio della sanità pubblica. Potrebbero essere tutto, o una bufala. Ma l’allarme, già di per se, è un attacco. E dovremo abituarci. Così come dovremo imparare a interpretare le parole di Putin che ieri ha detto «le sanzioni contro la Russia equivalgono ad una dichiarazione di guerra», proprio mentre anche noi, dal lago di Como al porto di Sanremo, fino ad Arzachena sequestravamo ville da sogno e maxi yacht ai suoi amici oligarchi che qui facevano i nababbi. E sulle cui ceneri ora piangono in molti, dall’alta moda alla finanza, per finire agli hotel e ai ristoranti. I venti di guerra sono anche questi nonostante tocchino solo il portafoglio e non scalfiscano le carni. Che invece bruciano sulla terra ucraina dove le armate di Mosca aprono il fuoco persino sui corridoi umanitari per poi smentire in tv, mentre la stampa internazionale abbandona Mosca con una lunga serie di catene commerciali che qui hanno portato, prosperando assai, il modello occidentale declinato in tutte le sue varianti: dal cibo alla moda, dall’elettronica allo sfavillare dei gioielli. Ora è dietro le frontiere di PoloniaRomaniaMoldavia che si sta combattendo un’altra guerra, quella umanitaria per dare soccorso alle popolazioni in fuga. Oltre un milione e mezzo (a ieri) di profughi in maggioranza donne con tanti bambini, anziani e disabili. Perché gli uomini sono al fronte. Ieri abbiamo visto con i nostri occhi bimbi malati di cancro e di leucemia salire su un aereo privato italiano diretti a Torino. Eravamo lì con il presidente della Regione Alberto Cirio, la deputata Anna Rossomando e la mente dell’Infantile Regina MargheritaFranca Fagioli. Mentre scriviamo, stanno scendendo dall’aereo per entrare in ospedale. Da almeno otto giorni non ricevono le cure che li tengono in vita. E alcuni sono in gravi condizioni. Una buona piccola notizia che si annega nelle brutture della tragedia che si sta compiendo e che – dicono fonti dell’intelligence – potrebbe vivere altre ore di assurda ferocia. D’altra parte il clima è tossico e la guerra come sempre si sporca di spie e di mercenari. Persino uno dei negoziatori ucraini Denys Kireev, che l’altro giorno era seduto al tavolo delle trattative in Bielorussia, avrebbe fatto il doppio gioco e durante il tentativo di arresto sarebbe stato eliminato dagli 007 del suo paese. E sui mercenari c’è voce di un reclutamento anche tra i siriani che di guerriglia se ne intendono. Senza voler parlare dei contractor che stanno portando le armi dell’Europa ai volontari. Domani (oggi) sarà un altro giorno, l’undicesimo di una guerra che sembra cominciata da un secolo.

beppe.fossati@cronacaqui.it
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