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Ora Putin vuole la Transnistria

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Vladimir Putin alza la posta e disegna quelli che, nelle sue mire espansionistiche, dovrebbero essere i nuovi confini della Russia. E lo fa spiegare al mondo, con il linguaggio duro dei militari, dal comandante del distretto militare del sud, dopo aver trascorso buona parte della notte a modificare i percorsi della grande parata dell’8 maggio. «Vogliamo il pieno controllo del Donbass e del sud dell’Ucraina per ottenere un corridoio terrestre che dalla Crimea arrivi alla Transnistria». Parole che aprono nuovi scenari di guerra. Perché la Transnistria si trova in territorio moldavo, in quell’intreccio di confini che furono ridisegnati dopo la disgregazione dell’ex Unione Sovietica. Una minaccia chiara alla Moldavia, così come, a nord, l’assembramento di forze militari e di carri da combattimento in qualche modo ammonisce la Finlandia dopo l’annuncio del suo governo che ha chiesto di entrare nella Nato. Ma se questi ultimi possano apparire come semplici dimostrazioni muscolari lungo quell’immenso confine lungo 1.400 chilometri, a sud e in particolare dopo i nuovi bombardamenti su Odessa, l’esplicito riferimento alla Transnistria fa temere il peggio, anche perché da giorni si parla di un rafforzamento delle truppe russe che potrebbero essere utilizzate proprio per chiudere la tenaglia su Odessa, il vero obiettivo dello zar, almeno fino a prima che si verificasse l’affondamento della nave ammiraglia della sua flotta sul mar Nero. È cominciata dunque in un clima di tensione internazionale la 59esima giornata di questo conflitto che con il passare delle ore fa registrare solo orrori, morti e bombardamenti su diverse città, mentre prosegue l’accerchiamento dell’acciaieria di Mariupol da dove - sempre secondo Putin - «non dovrà uscire più neppure una mosca», in attesa di una resa che sembra sempre più improbabile. Con tutto ciò che la resistenza fino al limite dell’impossibile davanti a forze preponderanti, può significare. Ma non basta. Mentre si consuma come un lumicino la tragedia di questa città martire, continuano a essere diffuse notizie sulle fosse comuni abbandonate dai russi sul territorio di guerra. Dopo quelle scoperte dai satelliti nel villaggio di Manhush, a 20 chilometri da Mariupol dove potrebbero essere stati sepolti novemila civili, ieri è stata segnalata un’altra barbarie, sempre nello stesso distretto. Vi sarebbero infatti immagini del seppellimento di massa nel villaggio di Vynohradne, con oltre mille cadaveri. Il segno che questo tristissimo rosario di morte non accenna a diminuire e che i crimini commessi dai militari potrebbero essere costati la vita ad un numero non ancora stimabile di cittadini ucraini.

beppe.fossati@cronacaqui.it
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