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La frittata di cipolle

tortilla de patatas, spanish omelet

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Un paio di vecchi jeans e una maglietta rossa e blu che ha visto tempi migliori. Imbottigliato in una coda lunga quanto il corridoio del discount, l’anziano ne approfitta per contare le monetine che ha sistemato in una sorta di cartoccio. Conta e riconta, mentre controlla le cipolle di Tropea e le uova grandi “allevate a terra”, come dice l’etichetta. Lo vedo sorridere solo quando posa la merce sul nastro della cassa e rovescia il suo piccolo tesoro che vale una frittata di cipolle. La cassiera, che è abituata, non fa una piega e conta con lui: 2 euro e 89 centesimi. Perfetto, i due si guardano, come se avessero vinto qualcosa.

Ecco, mentre lui se ne va, pensando a una cena frugale, registro questa lezione di economia spicciola che contiene tutti gli elementi della crisi, del valore delle pensioni e di questa ultima mazzata del caro prezzi. E dunque eccoci qua, con un sondaggio facile facile, tra gente che la spesa la fa prima di entrare al supermercato, e mette da parte i soldi, consultando il volantino delle offerte. Senza indulgere in golosità o in qualche sfizio.

Davanti a me una mamma sui cinquant’anni, con bimbo al fianco, sembra intenta ad un’operazione finanziaria: passa la merce alla cassiera e conta, un pezzo dopo l’altro, aiutandosi con una piccola matita. Alla fine aspetta il verdetto dell’impiegata ed esulta. Il conto è di 49,80 centesimi e lei passa il cinquantino un po’ stropicciato che teneva saldamente in mano. Nella busta c’è la spesa della settimana. Non serve andare in piazza per vedere se le pentole vuote nella nostra Torino sono tante o poche. Bisogna venire qui, dove si combatte per vivere. E allora il verdetto è tristissimo. Penso che qui, senza faticare troppo i nostri politici potrebbero trarre qualche ispirazione prima che sulle pentole inizino a battere i coperchi.

stefano.tamagnone@cronacaqui.it
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