Anche ieri si è consumato il maligno rito della coda, come ogni primo agosto che si rispetti, su tangenziali e autostrade. Un calvario che si ripete, anzi si aggrava di anno in anno, a dimostrazione di una politica dei trasporti vergognosa sia da parte del Ministero che dei partiti e dei suoi rappresentanti. I nostri compresi. E non mi riferisco al cosiddetto “traffico da bollino rosso” o peggio “nero” come lo definiscono le belle annunciatrici dei tigì parlando di ferie e weekend, ma al disastro quotidiano, da gennaio a dicembre, che coinvolge auto, furgoni, camion e tir, a cominciare da Caselle (la porta della tangenziale sud) per arrivare ai grandi tronchi autostradali verso Lombardia e le Venezie, o in direzione centro e sud d’Italia.
E così viene facile far di conto sulla gigantesca speculazione portata avanti con manutenzioni superficiali utili soltanto a far lievitare le tariffe autostradali e con i lavori urgenti rimandati sine die, alla faccia del doveroso rispetto della sicurezza degli automobilisti. Il ponte Morandi crollato a Genova avrebbe dovuto insegnare qualcosa, e invece al posto dei lavori sono comparse le restrizioni di carreggiata. Ovunque, ma specie a casa nostra. La Torino-Savona insegna, ma la Torino-Bardonecchia non è da meno se è vero che si disturba persino la Croce Rossa per distribuire (specie la domenica) bottiglie d’acqua agli automobilisti bloccati per tempi indefiniti prima del casello.
Perché accade? Certo perché le nostre autostrade sono vecchie, visto che risalgono agli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso, ma soprattutto perché si percepisce un tacito accordo della politica a non disturbare il manovratore. Ossia le società autostradali. Di qui il silenzio, mai rotto da interrogazioni parlamentari al Ministero. Tutto scorre, pure le inchieste della magistratura, senza che neppure un deputato o un consigliere alzi un sopracciglio. A destra, come a sinistra, Una volta - erano i tempi del Psi più aggressivo - i maligni dicevano che “chi fa le autostrade, nutre la politica”. Ma quelle erano voci da Prima Repubblica...
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