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Non bastano due regolette

pane

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Sarà un inverno di grandi sacrifici. Più incerto, di sicuro più freddo anche tra le mura domestiche, con una crisi maligna che ci morde duro sui beni di prima necessità. A cominciare dal pane. Il governo detta le sue regolette, ma lascia intendere che questa sarà un’emer - genza lunga, che non finirà con la primavera. E a me viene in mente domenica 2 dicembre del 1973, quando l’Italia precipitò nel l’austerity, per far fronte alla riduzione delle forniture di petrolio dopo l’embargo dei governi arabi nei confronti degli stati filo-israeliani. Ossia la ritorsione agli esiti della guerra del Kippur. Il governo di allora presieduto dal democristiano Mariano Rumor lasciò gli italiani a piedi, specie la domenica. Ma era solo il pennacchio di una guerra combattuta senza armi contro un nemico che allora come oggi si chiamava inflazione. E che portò i ministri a imporre già in estate addirittura un tetto al prezzo del pane. Ricordi di quasi cinquant’anni fa che tuttavia possono aiutare a capire che cosa potrebbe accadere da domani.

D’altra parte le speculazioni che ci stanno impoverendo le avevamo colte già prima dell’invasione dell’Ucraina. Il resto è stato solo un crescendo, apparentemente inarrestabile, di aumenti generalizzati che stanno modificando le nostre abitudini, ben di più rispetto ai gradi in meno dei termosifoni, della necessità di spegnere le luci o di usare con criterio la lavastoviglie. Come andrà a finire non lo sappiamo, ma certo questa crisi avrà anche una dimensione famigliare, sociale e anche psicologica. Oggi, come capimmo già allora, la nostra vita quotidiana si modifica per eventi che si svolgono a migliaia di chilometri di distanza, aumentando un senso di impotenza a cui tuttavia dobbiamo avere la forza di reagire. Gli italiani in due anni di pandemia hanno dimostrato di avere la schiena dritta. Ora tocca alla politica. Non bastano due regolette in croce.
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