La sicurezza non è gossip

Fa persino sorridere che Vlahovic e Di Maria abbiano le iniziali sul citofono, come a tutelare un poco la privacy, ma neppure troppo. Anni fa, peraltro, Zinedine Zidane aveva indirizzo e numero di telefono sulla guida telefonica, come un cittadino normale - ma pare che si fosse sbagliato. E dove abitasse Ronaldo, per di più, non era un segreto: all’epoca, però, proprio la presenza del portoghese aveva fatto aumentare la sorveglianza in zona, fino a blindarla.

Dunque viene da credere che i rapinatori, l’altra sera, sapessero benissimo in casa di chi stavano entrando: prede di gran pregio, certo, ma quasi certamente ben poco disposte a una qualsiasi forma di resistenza di fronte a una pistola spianata o a una qualsivoglia minaccia. Ma l’assalto sventato - soprattutto perché i campioni hanno un servizio di vigilanza privato e addirittura Di Maria è stato prelevato dalla casa, portato via al sicuro e solo dopo riaccompagnato alla villa - non è qualcosa da sottovalutare, tantomeno da descrivere come «una serata movimentata».

In collina, come accade in zone diverse della città dove magari tutto fa più rumore, c’è la paura, autentica anche se mascherata da un «tanto vanno nelle case di chi ha i soldi». La banda era equipaggiata di pistola, auto con il motore truccato - c’è l’adesivo di un elaboratore di centraline sulla carrozzeria -, ricetrasmittente: non dilettanti, dunque. E non si tratta di topi d’alloggio, bene attenti a defilarsi se c’è appena il sospetto che l’inquilino sia in casa, qui c’è gente che non si fa problemi a entrare in case abitate, anzi pare preferirlo, forse per ottenere un bottino maggiore. Ridurre tutto a gossip perché c’è di mezzo un giocatore famoso non farebbe bene a nessuno.

andrea.monticone@cronacaqui.it