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Confidando nell’avvenire

auto vecchia vintage fiat 1100 dp

Foto: Depositphotos

Ricordo come fosse ieri quando papà arrivò in cortile con la 1100 grigia, nuova di zecca. Lucida come la canna di un fucile, con gli interni rossi e il nylon sulle portiere. Corremmo giù dalle scale, la mamma, la nonna ed io e lui, pieno di orgoglio, ne decantò le doti, pardon le prestazioni, la comodità nei viaggi e la capienza del baule. Per festeggiare andammo in osteria, al fondo della via, poche centinaia di metri percorsi alla velocità di una processione della Madonna. Si potrà anche sorridere, oggi, che l’auto si noleggia, o si acquista in leasing, ma negli anni ‘60 rappresentava il secondo investimento di una famiglia, ovviamente dopo la casa. Si risparmiava anche per concedersi un motivo di orgoglio nei confronti degli amici, e dei vicini. La vita scorreva, si pensava al domani e si sognava la Lancia, il punto di arrivo. Già, per noi torinesi, tornati nobili con il lavoro indossando le tute blu della Feroce, le quattro ruote erano un simbolo, oltre che una necessità. Per questo scoprire che oggi almeno due torinesi su dieci rinunciano all’auto perché il gasolio va sopra i due euro e la verde lo segue praticamente a ruota, fa riflettere non solo sul peso della crisi che sta impoverendo le famiglie, ma anche sulle forzature imposte alle nostre abitudini. Come su quel grado in meno nel riscaldamento di casa, sulla bistecca che diventa sempre meno protagonista in tavola, sui “no” che siamo costretti a dire al nostro bimbo di fronte ad un capriccetto per un giocattolo. E i sogni per l’avvenire? Beh, quelli, sono racchiusi in un decreto del governo. Sempre che arrivi…

beppe.fossati@cronacaqui.it
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