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Il richiamo della periferia

mascherine

Fonte: Depositphotos

Sembra passato un secolo da quel giorno di due anni fa in cui ci chiusero tutti in casa. Isolati, impauriti. Spersi tra gli allarmi per un virus assassino arrivato dalla Cina di cui nessuno sapeva niente e una modifica improvvisa, e brutale, delle nostre vite. Ricordate? Davanti ai negozi, o dal panettiere, c’erano lunghe file di persone a cui le mascherine avevano tolto qualsiasi tipo di espressione. In Tv scorrevano immagini di medici e infermieri vestiti con i sacchi dell’immondizia e i guanti Vileda, l’appuntamento delle 18 con il commissario Arcuri che snocciolava il numero dei contagiati e dei morti. E intanto, mentre i camion dell’esercito trasportavano decine di cadaveri da cremare, i megafoni sui Lince percorrevano le strade delle città invitando la popolazione a non lasciare le proprie abitazioni. Sembra passato un secolo, da quei giorni terribili. Ma quel che accadde in quei giorni, e nei mesi seguenti, ha lasciato segni indelebili. Modificando le abitudini, i progetti delle famiglie, i loro sogni. Lo conferma la ricerca di Changes Unipol di cui scriviamo oggi. Quattro torinesi su dieci vorrebbero cambiare casa entro due anni. E il 43% preferirebbe andare a vivere lontano dal centro, pur di avere a disposizione più locali, e spazi più ampi. Meglio con un pezzo di giardino, che non sarà la campagna verso cui chi ha potuto è già scappato grazie allo smartworking, ma se hai un cane, o un bambino, può fare la differenza di fronte alle incertezze del mondo là fuori. La casa, sembra di capire scorrendo i dati, è diventata un nido in cui rifugiarsi, fare sport, condividere momenti con quella famiglia che il Covid - almeno questo - sembra aver unito, magari lavorare. E allora la periferia, assai più accessibile per questione di prezzi, riacquista valore. Diventando una meta ambita, che di riflesso si arricchisce pure lei, grazie alle ristrutturazioni che non sono soltanto una mano di bianco sui muri, ma nuove energie, sogni e ambizioni che vanno a popolare i quartieri più difficili.

stefano.tamagnone@cronacaqui.it
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