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Se paghi ti curano

Se paghi ti curano

Fonte: Depositphotos

Triste immaginare un Paese dove ci si può curare solo se si è almeno benestanti. Ma l’analisi delle prestazioni sanitarie erogate l’anno scorso, rispetto al 2019, l’ultimo anno prima della pandemia, purtroppo tende a dimostrarlo. L’Agenas, Agenzia nazionale per le prestazioni sanitarie nazionali, fotografando la situazione, ci dice che le prime visite sono ancora sotto di 3,1 milioni, le visite di controllo periodiche (dunque le più pericolose per i malati) sotto di 5,3 milioni, mentre gli elettrocardiogrammi stanno sotto il milione e mancano all’appello almeno 200 mila mammografie e oltre 300mila ecografie solo all’addome. Per quanto riguarda casa nostra, vale a dire il Piemonte, paragonando i volumi di attività al 2019, siamo sotto del 17 per cento di prestazioni, peggio del Lazio (-11%), dell’Emilia Romagna (-12%), del Veneto e della Lombardia. Un quadro che se è leggermente migliorato rispetto al 2021, il cosiddetto anno di passaggio tra l’era Covid e il primo graduale ritorno alla normalità, mette in luce una sanità pubblica che arranca e che, soprattutto non è in grado di coprire le emergenze di chi non può mettere mano al portafoglio per curarsi. Eppure i soldi ci sarebbero visto che con la legge di bilancio 2021 sono stati messi a disposizione 500 milioni per pagare le prestazioni e anche i medici. Ma nel nostro bel Paese le strutture pubbliche stentano a pianificare e quelle private incalzano per offrire prestazioni a pagamento, piuttosto che garantire visite ed esami con il servizio sanitario nazionale. Dal combinato disposto tra queste due realtà viene fuori un dato da capogiro: gli italiani già nel 2021 hanno speso 37 miliardi di euro per curarsi. Mica bruscolini...
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