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Il Borghese
19 Aprile 2023 - 06:30
Vent’anni di vita per una “signora” sono quasi un’eternità, tanto che la signora in questione si è conquistata l’appellativo di “vecchia”. Anche se, ad onor del vero, il nome esprime freschezza e gioventù. Eppure la Juventus è sempre stata la “Vecchia Signora” per eccellenza. E dal quel 1 novembre 1897, il suo dies natalis ad oggi, madame è stata protagonista (nel bene e nel male) di così numerose vicende che per contenerle tutte, la sola chiavetta usb di cui Luciano Moggi ha fatto omaggio all’ex presidente Andrea Agnelli, non sarebbe sufficiente.
Il contenuto di quella pennetta scura e anonima è stato reso noto dalla trasmissione Report della Rai. Come per incanto ne sono usciti retroscena, prove e controprove che offrono una lettura inedita e diversa degli ultimi vent’anni di vita della “Vecchia Signora”. Un’esistenza nel corso della quale non sono mancate passioni, amori, tradimenti, retroscena, agguati, invidie, vendette e chi più ne ha, più ne metta. Certo è che la Juventus si conferma la squadra nel contempo più amata e odiata d’Italia, come lo sono le signore più o meno attempate, ma con fascino da vendere.
A 17 anni di distanza l’eco del processo sportivo che ha sconvolto il mondo del calcio, condannando la Juventus alla Serie B e alla revoca di due scudetti per illecito associativo e alla radiazione a vita di Luciano Moggi, Antonio Giraudo e dell’ex vicepresidente federale Innocenzo Mazzini, continua a riecheggiare e a far discutere.
In quella chiavetta che contiene 170mila intercettazioni, compare anche il nome di Paolo Bergamo, ex designatore degli arbitri che rivela a Report come dopo uno scudetto perso, Massimo Moratti gli chiese apertamente perché l’Inter era invisa agli arbitri: «Lui sosteneva che noi mandavamo arbitri ostili all’Inter, per farla perdere»Nel frattempo, dopo le prime denunce, iniziarono le indagini e fra gli intercettati c’era anche Luciano Moggi che scoprì di essere controllato da una telefonata con l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: «Fu lui a dirmi che ero intercettato», ha confermato Moggi a Report.
L’ex dirigente ha rivelato anche un retroscena inedito sulla Nazionale del 2006 e sull’allora commissario straordinario della Figc, Guido Rossi. Secondo Moggi, Guido Rossi avrebbe cercato di ostacolare la partecipazione di Marcello Lippi, Gianluigi Buffon e Fabio Cannavaro ai Mondiali.
Sulla circostanza, Marcello Lippi all’inviato di Report ha risposto con un laconico: «Non so nulla».
Paolo Bergamo fa poi un’altra confessione che chiama in causa quello che all’epoca era un personaggio di spicco della politica italiana, l’onorevole Nicola Latorre, molto vicino a Massimo D’Alema e che in quegli anni gli avrebbe confessato l’esistenza di un patto di ferro, a livello di grandi rappresentanti del mondo imprenditoriale, per estromettere dalla Juventus Luciano Moggi ed Antonio Giraudo.
Di particolare interesse anche la vicenda che riguarda l’ex procuratore capo di Napoli Giandomenico Lepore, che in quegli anni indagò sull’inchiesta Calciopoli. Il magistrato ha confidato a Report che le indagini, dopo una fuga di notizie, subirono uno stop che impedì di fare luce su un intero sistema poco cristallino. «Iniziammo con la Juventus - dice - perché avevamo più elementi, ma dovevamo passare ad altre squadre. Quasi tutte, diciamo la verità. Un bel giorno uscì un supplemento dell’Espresso che riportava tutte le intercettazioni. Automaticamente i telefoni si spensero e rimase solo la Juventus. Se fossimo andati avanti, ci sarebbero state altre squadre. Dopo la Juve, era pronta l’Inter».
Che in quegli anni non solo la Juventus, provasse ad avere arbitraggi accondiscendenti come in parte ha fatto intendere anche l’ex procuratore di Napoli, lo si evince anche ascoltando alcune intercettazioni in cui è l’ex presidente della Figc Carraro a chiedere a Bergamo, prima di Juventus-Inter, che i nerazzurri non venissero penalizzati.
I titoli di coda della puntata di Report sono tutti per Leonardo Meani, ex addetto agli arbitri del Milan condannato a due anni e due mesi dalla Giustizia sportiva: «Gli arbitri - dice - prendevano 5mila euro a partita. Se non facevano come dicevi, li fermavano sei partite. Son 30mila euro, eh...».
E oggi, come allora, procure ordinarie e sportive, giudici laici e togati si trovano di fronte ad una nuova tempesta. La protagonista sembra essere ancora la “Vecchia Signora”, si sospetta in buona compagnia. Ma sarebbe un peccato scoprirlo solo tra 17 anni.
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