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Il Borghese
27 Aprile 2023 - 07:32
Per favore smettiamola di chiamarla microcriminalità. Perché forse è stato proprio questo vezzo di giudicare al ribasso crimini come gli scippi, i furti, le spaccate nei negozi e lo spaccio di droga in strada a garantire una sorta di impunità a chi ha fatto della violenza un mestiere.
O peggio uno stile di vita che spaventa i cittadini, e in particolare le fasce più deboli della popolazione e mortifica le forze dell’ordine, azzerando di fatto le indagini, gli appostamenti e infine gli arresti.
Di minuto, o peggio insignificante, non c’è proprio nulla in una violenza di strada, specie quando un perdonismo d’accatto cancella con un tratto di penna i reati scritti sui verbali e libera il malfattore con un obbligo di firma che ha solo il sapore della beffa.
Occorre sbarrare le porte girevoli del Tribunale ( stanza 58 per chi volesse assistere) e applicare le giuste pene a chi delinque, evitando che dopo una notte in cella la cosiddetta “direttissima” liberi con tanti saluti.
L’ultimo esempio per capirci è quello di un marocchino di cui avevamo scritto qualche giorno fa dopo la scarcerazione per una spaccata in un negozio. Neanche il tempo di una doccia in carcere e il nostro è tornato fuori. Libero di spaccarne un’altra di vetrina e di essere di nuovo fermato. Che cosa accadrà adesso lo sappiamo in anticipo e ci prepariamo a lasciare libero uno spazio per un altro articolo. Magari prima di domenica.
Il segno che siamo arrivati al ridicolo, e non per colpa dei giudici, come mormora qualcuno. Sono le leggi ad assicurare l’impunità ai malfattori e quelle vanno cambiate. Toccherebbe alla politica occuparsene, che purtroppo litiga sul 25 aprile, sullo jus soli e sugli ombrelloni in spiaggia, mentre la gente arruola i vigilantes e si prepara alle ronde.
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