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IL BORGHESE

La colpa non è della pioggia. È dell’abbandono.

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

La colpa non è della pioggia. È dell’abbandono.

La colpa non è della pioggia. È dell’abbandono.

La colpa non è della pioggia. È dell’abbandono. Dunque è inutile cercare delle scuse dopo il crollo del tetto della vecchia stazione di Porta Susa. Anzi, sarebbe meglio ringraziare il cielo perché le travi hanno ceduto a metà mattinata e non con il buio, lasciando scampo ai poveretti che ogni notte usavano quelle mura come rifugio.

Se facessi lo storico mi verrebbe da ricordare che da quella stazione inaugurata da Camillo Benso conte di Cavour nel 1858 sono andati e venuti milioni di torinesi e anche le nostre truppe per andare al fronte, da cronista ricordo solo i ritardi, le promesse, i rendering in cui si dissertava con il colore (mi pare giallo canarino delle facciate) del nuovo hotel da  costruire per poi lasciare il tutto nell’abbandono.

Come usa fare ormai, e non solo a Torino, usando qualche transenna e il nastro bianco e rosso che in gergo vuol dire pericolo. Così nella prima vera giornata di sole che giugno ci concede, la stazione collassa e la piazza si riempie di polvere che qualcuno scambia per il fumo di un incendio. E la struttura collassa mentre un uomo scappa reggendo uno zainetto e altri lo seguono a passo veloce.

Sono gli invisibili che qui passano la notte. E che ora temono un fermo che non ci sarà. Un po’ come accadde nel 2019 alla Cavallerizza dove il fuoco invece c’era davvero e devastò un pezzo di storia sabauda. Ci fu un colpevole, quella volta, e fu anche condannato.

Ma non è questo che in fondo conta. Conta invece la scarsa attenzione al nostro patrimonio e, ad essere pignoli, manca l’amore per le cose della nostra città. Mancano attenzioni e manutenzioni. Salvo poi investire milioni su progetti futuri, quando bastavano certo meno quattrini a mantenere in buono stato l’esistente.

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