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IL BORGHESE
29 Giugno 2023 - 06:30
Si è svegliata l’anima verde
Uomini arrampicati sui rami per impedire di tagliare gli alberi in corso Belgio, mille e 700 persone che firmano per dire no al nuovo ospedale alla Pellerina. E altre centinaia (anche se sono parecchi quelli che sostengono tutte le “petizioni”) che organizzano marce e proteste al Meisino.
Per dire che loro non ci stanno. Che la natura non si tocca. Come se la pandemia, con la segregazione del lockdown, avesse risvegliato una nuova sensibilità dei torinesi, che ora - rivelano gli studi sul mercato immobiliare - cercano case più grandi, possibilmente con terrazzo, meglio se nella prima cintura, dove un alloggio con un pezzo di prato non costa una fortuna. Magari vicino a quei parchi che sono un fiore all’occhiello della nostra città.
Vecchia capitale dell’auto che ha saputo conservare grandi spazi senza cemento che la collocano tra le più verdi d’Europa. Con tutti i problemi che questo comporta. A partire dai costi per mantenere (in sicurezza) piante e giardini. Tagliando l’erba e potando gli alberi quando è ora, evitando che i rami entrino nelle finestre che si affacciano sui viali. In chi protesta, talvolta c’è il fastidio di trovarsi una giungla sotto casa. Ma anche la consapevolezza che le piante - al di là di una facile retorica - sono i nostri polmoni e ci proteggono di fronte a quell’altra cosa per cui primeggiamo nel Vecchio Continente, ossia lo smog.
E mentre la salute diventa il primo degli slogan di chi si batte per l’ambiente, accade qualcosa che non si era mai verificato prima. Ossia che il Comune, di fronte alle proteste, pur senza rinunciare ai propri progetti, faccia parziali marce indietro. Preferendo i tigli ai peri giapponesi per sostituire gli aceri di corso Belgio, modificando il piano originario per il Meisino. Che poi è un modo per dare voce ai cittadini. Magari, in futuro, ci si siederà a un tavolo prima di mandare in strada i trattori o di dover dipingere i cartelli di protesta.
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