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IL RACCONTO DEL GIORNO DOPO

Inferno a Bardonecchia sommersa dal fango: «Ora dovete aiutarci» (Le foto)

La bomba d’acqua ha devastato decine di auto e case. Una persona ferita. La sindaca: «Un giorno terribile»

Inferno a Bardonecchia sommersa dal fango: «Ora dovete aiutarci»

Foto di Bruno Brizzi

La furia della natura e l’impotenza dell’uomo che deve sottomettersi a lei. Ma anche la voglia di riemergere, in questo caso, dal fango. Poteva essere una catastrofe come quella emiliana l’esondazione del rio Merdovine che ha sconvolto Bardonecchia sommergendola di melma con un’onda di sette metri di altezza che per puro caso non ha mietuto nessuna vittima. Soltanto un ferito scivolato sullo spesso strato di fango che ha ricoperto strade e marciapiedi, piani terra, garage e cantine. Lasciando gran parte delle abitazioni e locali senza acqua, luce e gas, devastando decine di auto e obbligando 120 persone, molte delle quali anziane, alcune malate, a lasciare in fretta e furia le proprie case e gli hotel in cui sognavano di trascorrere giorni di serenità. Soggiorni vacanzieri che si sono invece trasformati in veri e propri incubi.

Molti degli ospiti dell’hotel Betulla, di fronte al rio, hanno dovuto trascorrere la notte su brandine dentro il palazzetto dello sport trasformato in ricovero per sfollati o in altri due hotel della città. C’è chi ha dovuto dire addio alla propria auto, devastata dal fango e dalle pietre, per aver avuto l’unica colpa di parcheggiarla vicino alla stazione o nel proprio garage sommerso dall’acqua.

La fotografia emersa ieri è quella di una città in ginocchio che per lunghe ore è rimasta isolata e in preda all’angoscia. La chiusura dell’autostrada e della tangenziale, l’interruzione delle utenze e il buio della notte e poi il botto del torrente che straripa distruggendo il ponte.

Attimi di terrore e paura che con il sorgere del sole si sono soltanto in parte attenuati, grazie anche alla risposta delle istituzioni, da una parte, e dei cittadini dall’altra. Era commovente vedere decine di giovani, molti dei quali arrivati insieme agli amici per trascorrere le vacanze, spalare il fango davanti al commissariato di polizia, il più colpito dallo tsunami di fango con le cantine allagate e decine di volanti e mezzi di soccorso ricoperti di terra. Squadre di vigili del fuoco impegnati con le autopompe per aspirare l’acqua accumulata nei locali, e quasi 200 volontari della protezione civile al lavoro, molti dei quali impegnati per la festa patronale, che hanno dovuto invertire il loro servizio.

LE TESTIMONIANZE

Un fatto che forse si sarebbe potuto evitare, ripulendo il fiume e potenziando ulteriormente gli argini, considerando l’esondazione «laterale» del torrente Frejus causata da un clima sempre più pazzo che ha generato l’ennesima bomba d’acqua. Come spiega il presidente di Arpa Piemonte, Secondo Barbero che parla di un «fenomeno temporalesco molto intenso e molto localizzato solo sulla testata del Frejus durato poco meno di mezz’ora con decine di millilitri di acqua che hanno generato una colata di fango scesa a valle portando con sé auto e intasando ponti». Ma anche «un evento registrato soltanto dai dati radar ma invisibile alle stazioni meteorologiche». Che ha prodotto però ingenti danni, con una prima stima provvisoria di circa 10 milioni di euro.

E come se non bastasse Bardonecchia non sembra essere fuori pericolo. E’ infatti in vigore l’allerta gialla e sono previsti altri temporali. «E’ stata una notte terribile e la situazione non è rosea, dobbiamo pulire la città e soprattutto ripulire il letto del fiume in modo che altri temporali non vadano ad alimentare la portata di questi detriti. Per fortuna negli anni avevamo rinforzato le briglie del torrente Frejus altrimenti sarebbe stato un disastro» ha sottolineato la sindaca di Bardonecchia, Chiara Rossetti, intervistata nel quartiere della protezione civile a Palazzo delle Feste a cui ha partecipato anche l’assessore regionale Marco Gabusi che assicura: «Smat nelle prossime ore ripristinerà l’acqua in tutto il territorio e stiamo cercando di rimettere nelle proprie case tutti i turisti e residenti. E’ stata una bomba d’acqua improvvisa - aggiunge -, a Bardonecchia nemmeno pioveva».

L’allerta è massima, tanto che nel tardo pomeriggio il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, ha firmato la richiesta di stato di emergenza destinata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al ministro per la Protezione civile Nello Musumeci e al capo Dipartimento della Protezione civile Fabrizio Curcio. Nel frattempo però rimane lo sconforto e la paura. Vicino al ponte a valle, crollato, gli scavatori sono al lavoro per rimuovere la montagna di massi e tronchi accumulati.

E c’è chi accusa l’inadeguatezza della struttura. «Il ponte distrutto era troppo basso, bisogna ricostruirlo più alto per evitare che il fiume lo travolga di nuovo» sottolinea Mino Giachino, esponente di Fdi e uno dei fondatori del movimento Sì Tav, giunto a Bardonecchia per controllare la situazione. «Sono anni che segnaliamo il problema di quel ponte in cui corrono tubature e impianti. Questa volta il torrente se l’è portato via a nostra spese, le nostre auto sono distrutte e abbiamo le cantine e i garage tutti allagati. Siamo senza acqua, senza corrente, senza gas e non abbiamo la più pallida idea di quando potremo avere le utenze nuovamente attive» polemizzano gli abitanti delle case vicino al luogo dell’esondazione che hanno visto l’acqua entrare nelle loro case e ora sperano finalmente di essere ascoltati. E risarciti.

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