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IL BORGHESE
31 Agosto 2023 - 06:30
Siamo fermi a 40 anni fa
Parliamo, come fosse già domani, di veicoli a guida autonoma e sfoggiamo baldanzosi le auto elettriche. Insomma viaggiamo, ma solo con la mente, verso il futuro. In strada, invece, siamo indietro di almeno trenta o quarant’anni. Più o meno da quando si è cominciato a parlare di collegamenti con l’Europa grazie all’alta velocità, con quel Tav che mobilita ancora l’esercito per fermare i bombaroli incappucciati, ma nei lavori va lento come una lumaca.
E intanto cadono le frane sulle autostrade e bloccano il tunnel del Frejus, mentre quello del Monte Bianco ha bisogno di riparazioni urgenti. E verrà chiuso. Per settimane e non solo quest’anno, ma per altri 18. Come dire che siamo tagliati fuori dall’Europa, a cominciare dalla vicinissima Francia.
D’altra parte la salute delle nostre infrastrutture la conosciamo bene, soprattutto per le tragedie, come quella del Ponte Morandi andato giù nel triste ferragosto di cinque anni fa per la manutenzione inesistente e la cupidigia dei suoi gestori. Mentre soffriamo per le code infinite e per i cantieri fantasma. Non stupiamoci allora se in questa fine di agosto a Ivrea, fuori dal casello autostradale, ci sono centinaia di camion spiaggiati come balene in attesa che si riapra il Frejus. Abbandonati a loro stessi senza acqua e senza informazioni.
Mentre al traforo del Bianco le code sono infinite nella speranza di passare il tunnel. E’ l’immagine tristissima di un’Italia ferma, per le conseguenze del maltempo, ma soprattutto per l’inedia di chi ci ha governati. Il tutto a scapito dell’economia, degli affari e del turismo mentre la politica balbetta e cerca soluzioni. Come per i diesel Euro 5 che tra 15 giorni, se tra Regione e Ministeri non si metterà una pezza per rimandare lo stop, resteranno fermi fino a primavera. Sarà per questo che, a sentir pronunciare la parola Pil, mi viene l’orticaria.
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