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IL BORGHESE

La grande fuga dalla Barriera

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

La grande fuga dalla Barriera

La grande fuga dalla Barriera

Quando una serranda si abbassa e non riapre più è sempre una sconfitta per il territorio che la circonda. Ma quando si arrende anche una struttura che per anni ha fatto aggregazione con la musica e con gli incontri destinati soprattutto ai giovani, allora c’è qualcosa che non va per il verso giusto.

E impone a tutti una riflessione sulla vivibilità delle nostre periferie. In una sola settimana Barriera di Milano ha registrato due abbandoni motivati con la mancanza di sicurezza o peggio dalle minacce e dalla paura che impedisce addirittura alle mamme di accompagnare le bambine ad un corso di danza.

E’ la storia dello Spazio 211 e della Compagnia Araba Fenice che dopo anni di attività hanno riconsegnato le chiavi delle loro strutture spiegando che così non possono andare avanti. Troppi furti, vetrine spaccate, minacce. Un clima diventato insopportabile che induce alla resa proprio quelli che dovrebbero essere i presidi della legalità e dell’aggregazione che è l’unica vera ricetta per sconfiggere il degrado e allontanare i nostri giovani dalla strada.

Che vuol dire proteggerli dalle tentazioni di entrare nelle baby gang, facendo della droga e della violenza un mestiere. E non basta: dai racconti disperati di alcuni inquilini di un popoloso condominio di corso Regina Margherita in zona Aurora a pochi passi da Porta Palazzo, si capisce come la fuga, valige alla mano, resti l’unica soluzione per evitare le vessazioni dei criminali che ne hanno fatto di alloggi occupati e cortili le loro basi operative.

Come dire che dalla Barriera si fugge, come se questa zona fosse abbandonata dallo Stato che pare inerme di fronte alla tracotanza dei malavitosi. Segno che, al di là del pugno duro contro le baby gang e le telecamere che ormai sono quasi ad ogni angolo, serve altro. Come i presidi sulle zone calde e quella certezza della pena che dovrebbe impedire gli arresti lampo e le altrettanto veloci scarcerazioni sul filo di un codice che concede troppa libertà a chi delinque.

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