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IL BORGHESE
21 Novembre 2023 - 06:30
Il grande balzo di Torino 2023
Che parlino di sicurezza, di cultura o di “vivibilità”, le classifiche delle città stilate dai sondaggisti hanno un difetto ricorrente: non coincidono mai con il pensiero comune, che si forma sulle strade, nei musei, negli uffici delle anagrafi in cui ciascuno avrà una storia personale da raccontare che, per eccesso o per difetto, si discosta dalla media del (presunto) uomo comune.
L’ultima dimostrazione l’abbiamo avuta ieri, con l’analisi di ItaliaOggi in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma, che ha decretato quali siano le migliori città e province basandosi su temi come lavoro, ambiente, istruzione e formazione, reddito e ricchezza, sicurezza sociale e tempo libero. Ebbene: in vetta c’è la la provincia di Bolzano (seconda lo scorso anno), Milano e Bologna, al 2° e al 3° posto. E Torino? La nostra città non eccelle ancora, fermandosi al 31 posto, ma la notizia incoraggiante è il balzo, fra i più cospicui nel panorama nazionale in 12 mesi, dal 54° posto, ben 23 posizioni in più rispetto al 2022.
Sinceramente questi dati, classifiche comprese, a me dicono tutto e niente. E come sempre tra ambiente, lavoro, tempo libero e sanità, la medaglia ha due facce. Come il centro e la periferia di una grande città, Torino compresa. E se guardiamo all’entusiasmo degli ultimi giorni, al tifo da stadio per il tennis, con enormi ricadutre sul Pil, ma anche alla grande fabbrica che cerca di rinascere dal riciclo delle vecchie quattro ruote, oppure all’aerospazio, si percepisce una possibilità di rilancio per questa vecchia e stanca capitale dell’auto che adesso occhieggia al mondo forte della sua storia (troppo spesso dimenticata a favore della lamiera) e del suo territorio che comincia dalle Porte Palatine e si allarga a tutto il Piemonte.
Sapremo farne la città turistica che vagheggiavano i politici di vent’anni fa, cercando una scappatoia vincente all’auto che pareva moribonda? Senza strane invenzioni come quelle di trasformare un battilastra in uno chef stellato, la città ha fatto il suo, tirandosi su le maniche, in una corsa lenta cominciata con le Olimpiadi invernali del 2006 a cui va dato merito di aver proiettato la Mole Antonelliana sugli schermi del mondo, per arrivare al caldo sole autunnale di ieri quando il nostro Sinner ha pur perso la Coppa delle Atp Finals, ma ha incoronato Torino come una città del futuro.
Certo questo sembrerebbe contare poco, oggi, nel campionato tra le città, ma detto con un po’ di campanilismo che a tratti non guasta, a noi dice molto: Torino ora può guardare al futuro, e non solo perchè c’è in fieri la candidatura a “Capitale della cultura 2033” o perchè le Atp potrebbero alloggiare da noi per altri anni ancora. Sono le grandi sfide che in qualche modo i milioni del Pnrr rendono possibili, a fare di Torino una meta ambita, e non solo per i turisti. C’è il Tav, per esempio, che aspettiamo tra molotov e contestazioni da un trentennio e che, tra 10 anni dovrebbe vedere scorrere i treni e aprirci davvero all’Europa. Ci sono l’Università e il Politecnico che possono fare la differenza verso il popolo degli studenti.
E c’è il nuovo che avanza rapidissimo come l’intelligenza artificiale a cui dobbiamo trovare una sede adatta. Servono questi ragionamenti per salire gli scalini della qualità della vita? Credo di sì se si farà qualcosa davvero per chi abita a Torino: dagli ospedali alle periferie che si sentono troppo sole. Ma diciamocelo: un po’ di speranza infarcita da un po’ di olio di gomito, ci farebbe proprio comodo.
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