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IL BORGHESE

I sapori del Natale

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

I sapori del Natale

I sapori del Natale

Quando penso al Natale rivedo mia nonna Albina alle prese con i fornelli. Era lei a preparare la cena della vigilia a cui partecipavano zii e cugini, la fidatissima vicina di casa Rosetta, un anziano prete della parrocchia di Santa Giulia oltre a me, papà e mamma. Un copione scritto nella sua mente lucidissima che non ammetteva novità. E tanto meno sorprese, specie nel più ristretto pranzo di Natale che coinvolgeva “solo noi”.

In quei giorni, a cominciare dalla festa dell’Immacolata la casa veniva rivoluzionata. E pure le abitudini. L’8 dicembre era il giorno dedicato all’albero di Natale e al presepio costruito con il traforo. L’uno in salotto, l’altro nell’ingresso di casa che aveva un’ampia rientranza.

Si cominciava al mattino ad aprire gli scatoloni, mentre papà si trascinava l’albero su per le scale, ovviamente pesante e pungente. Lei, allestiva un pranzo frugale con cappelletti al brodo e affettati e dirigeva l’orchestra fino a sera. Guai a dimenticare una pallina, un festone o un pastorello sulla stradina di sabbia che conduceva alla capanna con il bue, l’asinello e il bambin Gesù. Di lì fino alla vigilia la casa si impregnava di profumi sempre diversi. Quello dei canditi e delle bucce d’arancio cosparse di zucchero, quello lieve dei fichi secchi con la mandorla.

Ogni giorno la cucina sembrava fumare, mentre lei all’improvviso usciva con quel buffo cappellino nero per visitare il macellaio a cui ordinava l’agnello, il cotechino e il grande arrosto per il 24. Poi veniva il giorno delle lenticchie da mettere a bagno e il consulto silenzioso con mamma per i dolci. Mi passa tutto davanti agli occhi mentre leggo le nostre prime pagine dedicate al Natale. Sorrido scoprendo che si darà la caccia a ciliege, ananas, mango, papaya grappoli d’uva, ostriche e ad ogni ben di Dio che arriverà in volo da mezzo mondo. Allora il Natale si festeggiava grazie all’olio di gomito delle massaie e al mattarello di legno levigato per tirare la sfoglia degli agnolotti. Albina sarebbe sobbalzata scoprendo queste novità e insieme a Rosetta avrebbe scosso la testa. Con tutte le ragioni, immagino io.

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