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IL BORGHESE
11 Dicembre 2023 - 07:15
I peggiori 20 anni della nostra sanità
Niente abbracci a Natale. Il nostro titolo di oggi forse vi turberà, ma di questi tempi la prudenza è d’obbligo. Non lo dico io, non ne avrei titolo alcuno. Ma mi corre l’obbligo di fare mie le parole di Giovanni Di Perri, direttore del Dipartimento delle malattie infettive dell’Amedeo di Savoia quando afferma che «la somma algebrica dei malati di Covid, più i contagiati dall’influenza porterà a un aumento della pressione ospedaliera», come insegna la matematica. Già, la matematica applicata alla sanità che da oltre vent’anni non conosce semplici i valori del più e del meno, vagando tra promesse e piani di rientro che ci hanno ridotti a sopportare tagli, palliativi, medici in affitto e insopportabili liste di attesa.
Con la conseguenza che ad ogni emergenza il fiato è sempre più corto, gli ospedali sono affollati e i pronto soccorso sono attaccati dai pazienti come lo erano i fortini dagli apache nei film western di tanti anni fa. L’ordine dei medici invita a non correre rischi e fa lo stesso Di Perri è uno studioso e anche un medico prudente quando spiega che le terapie intensive non sono in situazioni critiche, ma ricorda come le fasce più deboli, i malati cronici e gli anziani possono correre gravi rischi. Un consiglio di prudenza a cui non corrisponde nessuna campagna nazionale di comunicazione, i centri vaccinali sono pochi e per lo più senza “clienti”, perchè l’invito a fare prevenzione langue. In realtà la Fondazione Gimbe confrontando le settimane del 2-8 novembre e 23-29 novembre, ha osservato un aumento dei casi da 26.855 a 52.175 (+94,3%), con un picco dei ricoveri salito al 58%. Quanto basta per avvalorare quel titolo sulla prudenza nell’abbandonarsi a baci e abbracci con chicchessia. In mancanza di regole applichiamo almeno il buonsenso.
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