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IL BORGHESE
14 Dicembre 2023 - 06:30
C’è anche la sanità che fa i miracoli
Tra Covid, influenza, assalti quotidiani ai pronto soccorso e liste di attesa infinite, si finisce per offrire un’immagine sbiadita della nostra sanità, dimenticando le eccellenze di ospedali che spesso sono l’ultima frontiera per i pazienti gravi costretti a emigrare da altre regioni, specie quelle del sud d’Italia. Oncologia, cardiologia, urologia, ortopedia. E poi ancora oculistica e, soprattutto, trapianti fanno di Torino e del Piemonte un simbolo di efficienza. Da noi ci si aspettano miracoli, come tanti che abbiamo raccontato sulle nostre pagine.
E a volte, tecnicamente, grazie alle abili mani di medici e chirurghi, accadono. È la faccia splendente di una medaglia messa in ombra da oltre un trentennio di tagli alla sanità praticati dalle più diverse finanziarie dei passati governi. E non è un caso che ancora pochi giorni fa un illustre medico e ricercatore come il professor Di Perri abbia puntato il dito contro lo sfacelo del passato, rimpiangendo di fatto politiche di risparmio che, anno dopo anno, hanno costretto ad allungare i tempi delle liste di attesa e degli interventi di routine, mentre medici e infermieri sono stati costretti a un superlavoro spesso non riconosciuto economicamente. Il risultato sono stati i camici bianchi “in affitto” e i reparti d’urgenza al limite del collasso. Eppure le eccellenze, a cominciare dalla ricerca (Candiolo è un esempio) non solo hanno superato il crinale ma compiuto progressi importanti.
Segno che il fortino della sanità ha resistito comunque. Ora c’è la grande occasione per il cambio di passo. C’è la volontà, la consapevolezza degli errori del passato e ci sono anche i fondi che provengono dal tesoretto dei fondi europei. Non approfittarne vorrebbe dire trasformare il Piemonte, come dicono gli allarmisti di professione, “nella prima regione del sud” con i pazienti che migrano altrove imboccando l’autostrada per Milano.
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