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IL BORGHESE

Rosa e Olindo sono innocenti

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Rosa e Olindo sono innocenti

Rosa e Olindo sono innocenti

Olindo Romano e Rosa Bazzi sono innocenti? O addirittura le vittime di una macchinazione diabolica che ha storpiato la verità dei fatti e trasformato un terribile regolamento di conti tra trafficanti di droga nordafricani in una lite tra vicini di casa finita in una mattanza? Io sono convinto di si. Dopo 17 anni di processi, di condanne, ma anche di dubbi su confessioni estorte ai due coniugi, prove importanti fatte sparire e ricostruzioni fantasiose che non trovano riscontri, la Corte d’Appello di Brescia ha ammesso il ricorso per la revisione del processo sulla strage di Erba, che ha condannato Olindo Romano e Rosa Bazzi per gli omicidi di Raffaella Castagna, Youssef Marzouk, Paola Galli e Valeria Cherubini e per il tentato omicidio di Mario Frigerio, avvenuti l’11 dicembre 2006.
A marzo si svolgerà la prima udienza. E si riavvolgerà la pellicola di quella tragedia cominciata quella mattina di dicembre, quando un vigile del fuoco accorso per un incendio in via Armando Diaz 25 in una palazzina al primo piano, scopre quattro cadaveri. Le indagini puntano subito sui vicini di casa. L’unico sopravvissuto, il Frigerio, riconosce Olindo come l’uomo che l’ha colpito alla gola. Il 10 gennaio 2007 arriva la confessione di Rosa e Olindo che ora più di una voce autorevole considera ottenuta con «invadenza psicologica», se non attraverso una vera e propria «circonvenzione». E cade la prima pista degli inquirenti di allora che è quella del regolamento di conti tra bande rivali, che in quell’alloggio di Erba si incontravano per spartirsi carichi di droga e regolare i lo guadagni criminali. Ora gli avvocati di Rosa e Olindo - come scrive Marco Bardesono ne “il Giallo”, portano nuove prove, testimonianze su intercettazioni lasciate cadere e tracciano una sconcertante atmosfera di falsità. Capiremo presto se, come già temevamo anni fa, ci sono due innocenti in galera mentre i veri assassini sono stati salvati da inquirenti incapaci. O peggio ancora.

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