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Il Borghese

Se Tavares fa il cinese (e l'indiano)

Le parole del Ceo di Stellantis agitano Mirafiori, dove sta tornando la cassa integrazione

Stellantis ai fornitori: andate in Asia. E in fabbrica, cassa integrazione a Natale

Ridurre i prezzi? «Io devo prima tagliare i costi di produzione». La frase pronunciata da Carlos Tavares, giovedì alla presentazione della nuova piattaforma Stla Large per le vetture elettrificate - che servirà per le Alfa Romeo e Maserati, ma a Cassino -, deve aver fatto correre più di un brivido sulla schiena a dipendenti e organizzazioni sindacali di Mirafiori.

Dal 12 febbraio, infatti, lo stabilimento tornerà in cassa integrazione, con la ragione ufficiale di un calo degli ordini della 500e, ma sono in tanti a pensare che Stellantis in qualche modo si prepari a tagliare ancora di più le spese. D’altra parte, Tavares aveva parlato di efficientamento fin dal primo giorno di vita di Stellantis, il colosso che ha assorbito l’ex Fiat. E lo stabilimento di Grugliasco intitolato all’Avvocato Agnelli ne ha fatto le spese. Ciò che non rende Tavares toglie, oppure supera. La questione prezzi - una elettrica costa il 34% in più dell’equivalente auto a motore termico - è dovuta per lui a costi di produzione alti - non parla solo di costo del lavoro - e tassazione nei Paesi europei, o per meglio dire mancanza di incentivi all’acquisto. Ma Tesla riduce, si dirà. «Ha ridotto la produttività mentre io voglio i conti in ordine» è la risposta, parafrasata, del Ceo di Stellantis.

Per questo, il suo modello sta diventando l’oriente: acquisto di un produttore cinese, la Leapomotor, per «stare dalla parte dei vincenti», la promessa di acquistare sempre più componenti in Asia, in India o in Marocco - per tacere dello stabilimento in Algeria -, l’invito sotto forma di lettera ai fornitori dell’ex Fiat a fare altrettanto, delocalizzando la produzione o trovandosi un socio in India. Abbastanza per non far dormire - di nuovo - sonni sereni a Torino.

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