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IL BORGHESE

La crisi di Suez ci morde le tasche

Leggi li commento del direttore Beppe Fossati

La crisi di Suez ci morde le tasche

La crisi di Suez ci morde le tasche

La crisi di Suez sta già frugando nelle nostre tasche. I prezzi dell’agro alimentare, dei tessuti, della moda e della componentistica che rappresentano l’anello più importante dell’importazione del nostro Paese, cominciano a salire. E il futuro non è certo roseo, anzi rischia di dover registrare picchi imprevisti con conseguenze sull’inflazione e sul nostro Pil.
Per capirci stiamo parlando dell’import-export italiano che annualmente transita per il Canale di Suez e che fino all’anno scorso superava i 148 miliardi di euro (93 miliardi di import e 53 miliardi di export).

Dati che in un contesto geopolitico già teso e incerto a causa della guerra Russo-Ucraina e del conflitto Israelo-Palestinese rappresentano una pesante minaccia alla stabilità europea e alla nostra economia. Basta dire che dopo gli attacchi alle navi cargo da parte degli Houthi, il gruppo di ribelli yemenita sostenuto dall’Iran, i trasporti dall’Asia verso l’Europa sono crollati del 35%. Il pericolo fa cambiare rotta e dunque molte compagnie puntano la prua verso il capo di Buona Speranza accollandosi da 10 a 20 giorni di navigazione in più affrontando costi molto elevati, rischi di deterioramento delle merci, specie quelle alimentari (siamo i maggiori esportatori di mele e Kiwy) e riflessi negativi anche sui nostri porti. Da Genova a Venezia, Trieste, Gioia Tauro, Augusta e Livorno.

Di qui entra nel nostro Paese il 54% delle importazioni ed esce il 40% dell’export. In tre settimane il traffico si è ridotto del 20%, mentre è iniziata la scalata dei prezzi al consumo che porrebbero aumentare fino al 5/6 %. Di fronte all’emergenza l’Italia si è mossa e, insieme a Francia e Germania, ha spinto la Ue a organizzare una missione navale congiunta nel Mar Rosso per difendere i nostri mercantili. Un primo passo che qualcuno immagina possa essere anticipatore di un sistema di difesa europeo, in un clima di tensioni sempre crescenti.

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