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IL BORGHESE
01 Marzo 2024 - 06:00
La polizia è sotto attacco
Mercoledì sera a Torino è andata in scena una delle aggressioni più bieche degli ultimi anni, quando un commando di anarchici capitanati da cinque erinni pronte a tutto pur di liberare un marocchino pluricondannato, ha attaccato una volante proprio di fronte alla questura. Un assalto premeditato visto che sui social anarchici si chiamavano a raccolta gli insurrezionalisti che hanno uno dei covi in un vecchio lavatoio occupato in corso Benedetto Brin, nei pressi di piazza Baldissera.
Poteva finire male l’altra sera, e solo la fermezza dei poliziotti ha evitato il peggio, evitando scontri diretti. Esaminare i particolari di questo attacco fa capire come stia circolando - e non solo in ambienti anarchici - una sorta di legittimazione della violenza e del disprezzo verso i servitori dello Stato. «Viviamo in un clima di caccia alle streghe» dice Giovanni Capolupo, l’ispettore delle volanti pestato nel tentativo di aiutare i colleghi e morso alla mano da una delle donne che hanno attaccato la volante, e non nasconde la preoccupazione, e anche lo sconforto per «l’atteggiamento di certa stampa e di certa politica che vogliono delegittimare la polizia, che ci chiama fascisti, o addirittura drogati». Capolupo ha una gamba immobilizzata dopo le percosse e servono due colleghi per farlo sedere alla scrivania. Ma è lì, al suo posto. Non marca visita, anzi spiega che l’aggressione è «un rischio del mestiere».
Parole che fanno riflettere e che fotografano il clima di veleno e di sospetto a cui i poliziotti sono sottoposti dopo i fatti di Pisa e la campagna di delegittimazione della polizia a opera della sinistra e dei giornali che la sostengono. Un attacco diretto al governo accusato di voler usare il pugno duro nelle piazze, dimenticando volutamente che l’Italia è uno dei pochi paesi che non ha vietato le manifestazioni pro Palestina, quasi un migliaio in pochi mesi. Resta lo sdegno per l’aggressione e stupisce il silenzio di chi avrebbe dovuto prendere le distanze dalle violenze. Tanto da legittimare un sospetto: C’è un piano contro la polizia?».
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