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Gli scenari dell'Automotive
08 Marzo 2024 - 07:00
E se clamorosamente il mondo dell’auto voltasse le spalle all’elettrico? Uno scenario difficile da credere, però niente affatto improbabile, soprattutto se mettiamo un fila una serie di indizi e leghiamo il tutto alle prossime elezioni europee.
Innanzitutto: Carlos Tavares, presentando i 5,6 miliardi di investimenti in Brasile, ha posto l’accento sulla tecnologia Bio Hybrid, ossia veicoli elettrificati ma alimentati a biocarburanti anziché a benzina. Quindi, unito al fatto che la Fiat 500e almeno in Italia è deludente per le vendite, stiamo già assistendo a una via d’uscita di Stellantis?
Secondo Giuseppe Sabella, direttore del centro studi Oikonova, «è evidente che la forte trasformazione dell’industria europea e la crescente presenza del prodotto cinese costringano oggi Tavares a qualche ripensamento, dopo l’intenzione più volte ribadita di arrivare prima del 2035 a produrre solo auto elettriche».
Certo, il Brasile - dove infatti continueranno a essere venduti anche motori diesel - non porrà gli stessi paletti dell’Europa. Nei cui confronti Tavares stesso ha sempre sostenuto che la rivoluzione energetica ha un senso unicamente se il cittadino, «il ceto medio», può permettersi di acquistare un’auto elettrica. Altrimenti non è garantita «la libertà di movimento». Ma gli scenari potrebbero cambiare presto: a giugno, infatti, si vota per il Parlamento Europeo e, con la conseguente elezione della Commissione Europea, le linee guida anche per l’industria potrebbero cambiare.
«Dopo le elezioni e con la nuova Commissione, le rigidità del vigente Fit for 55 - che dal 2035 vieta la produzione di veicoli con motore endotermico - saranno riviste, anche perché già i costruttori insistono sulla riabilitazione di alcune altre tecnologie, vedi l’ibrido, l’idrogeno, gli e-fuels, i biocarburanti, etc. Il che significa, anche, riabilitare - in parte - il motore a combustione interna».
E se, per rimanere ai competitor, il CEO di Renalut, De Meo, ha detto che «indietro non si torna» sull’elettrico, da parte di Toyota - ossia il numero uno al mondo - viene sì l’intenzione di conquistare il primato anche nel settore dell’elettrico puro in questo 2024, ma il colosso giapponese continua - proprio in Brasile - a concentrare investimenti nella tecnologia ibrida, di cui è stato assoluto precursore.
In casa Stellantis, oltre che su questi ibridi, si sono già fatti test con i biofuels sui motori, con la scoperta che una gran parte della gamma potrebbe “sopravvivere” alla data fatidica. Inoltre, si testa la strada delle fuel cell alimentate a bioetanolo, tecnologia utilizzata anche da Nissan. Il biocarburante servirebbe per innescare una reazione chimica che generi l’idrogeno necessario per la produzione di energia. Mentre adesso, per generare l’energia elettrica per alimentare o anche solo produrre i veicoli green, si fa grande uso di combustibili fossili.
Tutti elementi che, messi in fila, fanno pensare a un piano B, di cui per ora poco o nulla può trapelare. Così come i piani reali per Mirafiori di nuovo in cassa integrazione - la 500e, guarda caso, non vende abbastanza in Italia - e a rischio asfissia. Per questo Tavares ha sottolineato la potenza di fuoco di Stellantis in Italia, ossia il milione di autoveicoli se ci sarà la convenienza, traduzione incentivi e sostegni. Ma l’elettrico da solo non basta, non con questi numeri. Così come la sola Stellantis non basta all’intero sistema automotive italiano. E l’arrivo dei cinesi di Leapmotor, si sa, non è ben visto dal governo. Sabella continua a ritenere più praticabile, non a caso, l’arrivo di Toyota. Che, sempre non a caso, è già in Italia: ad Atessa, lo stabilimento Stellantis dei veicoli commerciali, per una partnership per un nuovo veicolo. Altro indizio.
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