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IL BORGHESE
19 Marzo 2024 - 06:30
Rasel Muiya
Non chiamatemi eroe. Io volevo solo salvarlo, ma non ce l’ho fatta. Rasel Muiya, abbassa gli occhi, quasi fosse una colpa non essere riuscito a tirare fuori dall’acqua gelida quell’uomo che si dibatteva disperatamente nel Po, ormai senza forze. E forse questo ragazzo di 23 anni, partito dal Bangladesh per cercare fortuna a Torino, non riesce neppure a comprendere fino in fondo il valore della sua impresa in un mondo che ormai volge il capo altrove di fronte ad una tragedia o peggio si limita a filmarla con il telefonino. E invece lo è un eroe Rasel.
Un eroe dei tempi nostri, proprio come lo è stato Mattia Aguzzi, l’impiegato di banca che il 26 agosto scorso salvò una bimba che stava precipitando da un balcone in via Nizza e che, proprio domani sarà nominato Cavaliere della Repubblica dal Presidente Mattarella. Due uomini che sono un esempio non solo di coraggio, ma anche di quella generosità che ormai è merce rara in questa società individualista e poco attenta al prossimo. Anche quando, come è capitato a Rasel sabato scorso lungo i Murazzi, c’è un uomo che sta annegando quasi nell’indifferenza dei passanti. Minuti terribili, voci e lampi di telefonini, passanti che si affacciano sul fiume ma solo per guardare, mentre un uomo lancia un salvagente che finisce in acqua ma lontano dalle braccia ormai esauste di Luca Aghemo che era scivolato chissà come nelle acque gelide del Po. Poteva tirare dritto anche lui, come hanno fatto altri, e invece Rasel si è tuffato, nuotando e cercando di afferrare quel corpo che si inabissava, che urtava il muro e poi si allontanava. Fino a quando anche a lui sono mancate le forze. Sconfitto, questo sì. Ma soprattutto solo, tra tanti che avrebbero dovuto aiutarlo. E non lo hanno fatto. Luca Aghemo, un imprenditore della robotica che avrebbe compiuto 53 anni proprio domani, è morto così, abbandonato al suo destino, mentre la sua tragedia veniva filmata e data in pasto ai social e Caterina, la moglie disperata chiedeva aiuto alla gente correndo verso un bar.
Rasel merita un premio per la sua umanità. Per lo slancio di coraggio e anche per la sua storia, per l’amore verso la sua giovanissima moglie Habiba che ha sposato pronunciando un sì al telefonino, per la costanza del suo lavoro da aiuto cuoco alla celebre Piola da Cianci. Lo riceverà dalla nostra Fondazione Quarto Potere. Proprio come Mattia. Il Premio Coraggio si ripete, a distanza di pochi mesi. E sarà accompagnato da un assegno che lo aiuterà a raggiungere per qualche giorno il suo amore nel lontano Bangladesh.
Con noi lunedì 25 marzo alle 17,30 nella sala delle Colonne del nostro Municipio ci sarà il sindaco Stefano Lo Russo che ha già chiesto al Consiglio comunale di conferirgli un riconoscimento ufficiale della Città. Un segno di riconoscenza al quale, con una mozione che nasce dal cuore della nostra Redazione, mi permetto di aggiungere una richiesta: il conferimento della cittadinanza torinese per dare a Rarsel un vero orizzonte di vita e di serenità. Insomma la possibilità di diventare a pieno titolo un nostro concittadino per coronare il suo sogno di vita con Habiba. Tra tanta indifferenza Rasel, timido e schivo, ci lascia un esempio di grande generosità.
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