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IL BORGHESE

Dopo la tragedia ci sono gli avvoltoi

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

Dopo la tragedia ci sono gli avvoltoi

Dopo la tragedia ci sono gli avvoltoi

Quaranta metri di profondità. L’esplosione è avvenuta all’ottavo piano interrato della centrale idroelettrica di Suviana gestito da Enel Green Power. E qui, mentre si abbassa il livello del lago che la lambisce che lavorano le squadre speciali dei vigili del fuoco per ispezionare i piani allagati. Un lavoro tremendo, in completa oscurità dove i sommozzatori si muovono “al tatto” tra residui di olio, fanghi, macerie, pezzi di metallo, calcestruzzo spazzato dalla forza dell’esplosione.

Si cercano i dispersi, oltre che reperti che possano spiegare le cause della tragedia. “Come è accaduto alla Concordia, in quella tragica notte del 2012”, m il mare era più clemente di questa acqua nera” spiega Giuseppe Petrome, comandante dei sommozzatori.
Siamo al quarto atto della tragedia, si lavora senza sosta, anche di notte. Persino con i robot. E intanto attorno a questa trappola di acqua e di sangue fioriscono le illazioni e sguazzano gli avvoltoi. Come se la magistratura sapesse già che cosa è accaduto e avesse compilato la lista dei colpevoli, mentre le famiglie piangono i morti e pregano per i dispersi. C’è stato persino uno sciopero per denunciare le condizioni di lavoro di chi era al piano della morte.

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E viene da chiedersi a cosa sia servito visto che nessuno a quanto pare ha capito che cosa abbia procurato lo scoppio di un alternatore e poi il diluvio di acqua che ha sorpreso le squadre al lavoro. Che, per intenderci non erano clandestini ma gente esperta, guidata da un tecnico settantenne che sapeva il fatto suo. Esterni, è l’accusa che fanno i sindacati, meglio operai di ditte in subappalto. Come se questa fosse una classe di tecnici e operai di serie B e non specialisti nel settore idroelettrico. Come in realtà è, visto che la manutenzione era affidata a colossi come Voith, Abb e Siemens. E non a improvvisati meccanici. Francamente ci spiace scoprire che, ancora una va il gusto della polemica a tutti i costi, superi il dovuto rispetto per le vittime e i loro cari.

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